Riceviamo e pubblichiamo:
Il Coordinamento delle Associazioni Venatorie del Piemonte, presa attenta visione del Calendario Venatorio 2015-2016 approvato dalla Giunta Regionale il 13 aprile 2015, esprime il più completo disaccordo in riferimento alle date di apertura della caccia alle diverse specie, alle chiusure anticipate ed alla riduzione numerica del prelievo giornaliero e stagionale di alcune specie.
La suddetta Delibera della Giunta Regionale appare di dubbia legittimità in quanto si potrebbe ipotizzare un vizio di forma nella fase di preparazione dell’atto, poiché non vi è stato rapporto alcuno con soggetti portatori d’interessi quali Associazioni Venatorie ed altre componenti, così come impone la procedura legislativa e regolamentare.
Inoltre, alla luce della normativa vigente (L.157/92) è del tutto ingiustificato, anche sotto il profilo della salvaguardia delle varie specie di animali selvatici, proporre per il Piemonte limitazioni ed esclusioni che non trovano riscontro in altri paesi europei e nella totalità delle regioni italiane.
La Legge 157/92 stabilisce che l’inizio dell’attività venatoria è possibile dalla terza domenica di settembre per le specie che la stessa legge indica in modo preciso all’art. 18, e dà la possibilità alla Regione di modificare tale termine per determinate specie, in presenza di eventi naturali gravi e di crisi documentate previa acquisizione del parere ISPRA. L’apertura della caccia alle specie migratorie tortora e quaglia è resa possibile dai primi giorni di settembre.
Le Associazioni Venatorie riunite nel Coordinamento regionale in primis ritengono che debba essere rispettata la Legge Nazionale 157/92, così come fanno le altre Regioni d’Italia.
È sicuramente necessaria l’acquisizione dei pareri tecnici dell’ISPRA, che – va sottolineato – in quanto pareri, non sono vincolanti ai fini dell’operato della Regione, che è organo statuale con poteri esclusivi legislativi, programmatori e gestionali su materie di sua competenza e che non sottostà ad organi tecnici con funzioni consultive.
Le Regioni, sulla base dei dati in loro possesso circa la presenza e la consistenza delle varie specie di animali selvatici, nonché sulle specificità ambientali, possono e devono interloquire con l’ISPRA e documentare, anche in opposizione, la possibilità del prelievo venatorio riferito ai tempi e alle specie, sempre nel rispetto della Legge 157/92 e delle Direttive europee.
Si fa presente che diversi studi e documenti a cui l’Unione Europea fa riferimento sono molto datati nel tempo, e la stessa U.E. si sta orientando per dotarsi di nuovi dati di conoscenza e di riferimento e conseguente revisione delle sue Direttive.
Se si esaminano i Calendari Venatori delle Regioni italiane, si constata come tutte – dicasi tutte – nel rispetto della Legge 157/92, consentano l’attività venatoria dalla terza domenica di settembre, l’apertura del prelievo alle specie migratorie (in specie alla tortora ed alla quaglia) dai primi di settembre e modulano tempi e prelievi delle varie specie tenendo conto della loro consistenza numerica, delle tradizioni locali e delle loro specificità territoriali ed ambientali.
Perché in Piemonte l’attività venatoria dovrebbe iniziare il 4 di ottobre?
L’ISPRA, nella sua “Guida per la stesura dei Calendari Venatori” del 28 luglio 2010, non indica assolutamente tale data come inizio dell’attività venatoria.
L’Istituto dice chiaramente che il “periodo di caccia è teoricamente consentibile in base alla Legge 157/92 art. 18, commi 1 e 2 e successive modificazioni” dalla terza domenica di settembre, “tenuto conto dei periodi di fine della riproduzione e dipendenza e di inizio della migrazione prenuziale indicati nel documento Key Concepts”.
Lo stesso Istituto poi, in difformità a quanto affermato sopra e sancito dalla citata legge – che va rispettata – e dalle Direttive europee, avanza una propria proposta “restrittiva” per l’inizio del prelievo venatorio per quasi tutte le specie dall’1 ottobre e dice: “Periodo di caccia indicato dall’ISPRA”, proponendo anche chiusure anticipate con riduzione dei tempi di caccia persino di un mese.
Si tratta, come si vede, di indicazioni, non di obblighi di legge, che vanno sicuramente considerate, ma non subìte.
Sta alla Regione documentare – e qui si ravvisa una grave carenza – con dati e riferimenti forniti da censimenti, studi, prelievi, che l’attività venatoria può iniziare la terza domenica di settembre e come questo non pregiudichi la consistenza delle varie specie, né impatti negativamente nel periodo di dipendenza dei nuovi nati – che a tale data è terminata – o non ricada, nei mesi invernali, nei flussi migratori prenuziali.
Le altre Regioni lo hanno fatto e lo stanno facendo, cosicché dialogano con l’ISPRA trovando accordi, non lasciando spazio o rendendo inefficaci i ricorsi ai vari TAR regionali.
A tal proposito, vale la pena ricordare le numerose sentenze ed ordinanze della Giustizia Amministrativa italiana, che hanno rigettato i ricorsi proposti avverso i Calendari Venatori regionali, tra le cui argomentazioni vi erano proprio le specie SPEC (es. TAR Liguria, Sez. II, 28.7.2014 n. 1206; TAR Liguria, Sez. II, 16.5.2014 n. 722 ; CDS su CV Liguria 27.11.2013 n. 4683; TAR Lazio, Sez. 1 ter, 17.2.2014 n. 1845; TAR Toscana, Sez. II, ord. 17..2013 n. 523 ; TAR Calabria, Sez. II, 25.7.2013 n. 835; TAR Veneto, Sez. I, ord. n. 700 del 30.11.2012; TAR Veneto, Sez. I, ord. N. 478 del 20.9.2013).
Nelle motivazioni della Delibera della Giunta Regionale del 13 aprile 2015 non si riscontrano tracce di un’analisi seria sullo stato della fauna in Piemonte e sulla sua gestione.
La Giunta Regionale appare come soggetto con scarso interesse alla qualificazione e gestione di questo patrimonio naturale.
I dati sui capi prelevati, di cui la Regione si dice essere in possesso poiché trasmessi dagli ATC e dai CA, non sono resi pubblici e quindi è impossibile compiere una valutazione di merito.
Si constata che vi è una significativa diminuzione dei cacciatori, sia residenti che foranei (meno 2775 unità in un anno), e le previsioni sono di un ulteriore calo; questa diminuita pressione venatoria (per alcuni – ma non per le Associazioni Venatorie – considerata positiva ed auspicabile) porterà verosimilmente ad una riduzione del prelievo di fauna, e ciò dovrebbe portare a considerare che sempre più fauna verrà salvaguardata.
Sempre nella parte delle motivazioni poste a premessa della Delibera richiamata, si afferma che “l’inizio della stagione venatoria 2015-2016, fissata per il 4 di ottobre, giornata di domenica, avviene nel rispetto delle consuetudini venatorie della nostra Regione”.
Sì, il giorno d’inizio della caccia è sempre stato di domenica, ma mai il 4 di ottobre, e da quando è in vigore la Legge 157/92, SEMPRE alla terza domenica di settembre.
Si ribadisce che l’ISPRA non ha mai indicato tale data (4 ottobre) come inizio dell’attività venatoria.
Per quale ragione si ritarda di due settimane l’apertura generale, quando le altre Regioni a noi limitrofe applicano quanto dice la Legge nazionale? E come mai si anticipa la chiusura della caccia ad alcune specie anche di 20 - 30 giorni?
Non sussistono né motivazioni tecniche, né giuridiche, né principi di precauzione e di salvaguardia del patrimonio faunistico, ma si vuole solo fare un’azione punitiva verso i cacciatori piemontesi e un cedimento immotivato ad anticaccia ed animalisti.
La Giunta Regionale – a nostro parere – ha compiuto solo ed esclusivamente un atto di tipo politico, che è nelle sue facoltà, ma non è conforme alla normativa vigente.
Se la Giunta Regionale ed il Consiglio vogliono gestire con saggezza il ricco patrimonio faunistico regionale, ci domandiamo come intendano farlo e con quali componenti sociali.
Noi ci auguriamo che non si voglia andare verso una progressiva riduzione dell’attività venatoria.
Come Associazioni Venatorie siamo per una caccia ecocompatibile, rispettosa dell’equilibrio delle varie specie, delle produzioni agricole e del patrimonio ambientale.
Riteniamo che oggi la caccia sia un’attività non solo possibile, ma utile e necessaria per gestire con consapevolezza e responsabilità il nostro patrimonio faunistico.
È’ l’attività volontaria dei cacciatori che, tramite i censimenti ed i prelievi, consente la conoscenza e la misurazione della consistenza del patrimonio faunistico. È su questi dati che si stabilisce il possibile prelievo venatorio riguardante gli ungulati, la tipica fauna alpina e la fauna stanziale.
Sono i cacciatori che si impegnano gratuitamente nella gestione delle ZRC (Zone di Ripopolamento e Cattura), territori che raggiungono anche il 15% di superficie agro-silvo-pastorale di molte province, ATC e CA.
Si tratta di aree protette, destinate alla riproduzione di lepri, fagiani, starne ecc…, ma anche luogo di nidificazione e protezione di tantissime altre specie animali, stanziali e migratorie.
I cacciatori sono soggetti che prelevano fauna, ma anche che la proteggono e la producono. Assolvono quindi ad un’alta funzione sociale.
L’aumento esponenziale di cinghiali e caprioli (che impattano pesantemente sulle produzioni agricole, con un crescendo di danni economici difficili da risarcire totalmente considerate le scarse risorse finanziarie pubbliche) ed il proliferare smisurato di corvi, cornacchie e gazze (che fanno razzie di piccoli uccelli) impongono azioni di contenimento volontario programmato e costante, per ridurre i danni alle produzioni agricole e all’ambiente e per ristabilire equilibri – oggi spezzati – fra le varie specie di animali selvatici.
Chi può fare – e fa – questa azione positiva per l’economia agricola, per l’ambiente e per le specie animali oggi soccombenti?
Solo i cacciatori, per passione e anche per interesse, che coincide con l’interesse di altre componenti sociali ed economiche quali gli agricoltori, che sono i nostri primi cointeressati.
Occorre avere coscienza che ritardare di due settimane l’inizio dell’attività venatoria alla specie cinghiale aumenta in modo considerevole i danni alle colture agricole. Questi danni potrebbero essere notevolmente ridotti, dato che in sei giornate di caccia si abbattono alcune migliaia di capi e lo svolgimento dell’attività venatoria costringe questa specie a restare nelle zone boscate di alta collina.
Gli agricoltori lavorano e producono per poter vendere i loro prodotti e trarne i necessari benefici economici, ed è dovere di tutta la società salvaguardare e proteggere questa attività economica.
La fauna selvatica può diventare sempre più un bene da salvaguardare, non solo da contemplare. Può diventare un pezzo importante di economia che valorizza i territori, che innesca processi positivi di commercializzazione e somministrazione delle carni di fauna selvatica che sviluppa l’enogastronomia.
Selvaggina, ristorazione, enologia: è una nuova filiera che presenta grandi potenzialità.
Oggi la caccia programmata è attività utile ed indispensabile per l’economia e la società.
Ecco perché non condividiamo la scelta solo politica di un Calendario Venatorio restrittivo nei tempi e nelle specie; perché è un danno per l’agricoltura, la società ed una penalizzazione immotivata dei cittadini cacciatori piemontesi.
E’ opportuno ricordare che le specie oggetto di prelievo venatorio tradizionalmente autorizzato in Piemonte è di 35–36 mentre la Legge 157/92 ne autorizza 57; ben 20 in meno, e una buona parte di queste è presente sul nostro territorio.
Questi dati dimostrano come sia alto il livello di responsabilità e di coscienza del mondo venatorio piemontese.
Gestire e valorizzare il nostro patrimonio faunistico richiede: che venga approvato – migliorandolo – il Piano Faunistico Venatorio Regionale, adottato dalla Giunta Regionale nel 2013; che la Regione approvi rapidamente una nuova Legge Regionale (ne siamo privi da tre anni) conforme alla Legge 157/92 e alle Direttive europee; che si rifletta sull’attuale gestione degli ungulati migliorandone l’efficacia; che si facciano progetti ed investimenti nelle aree di produzione di lepri, fagiani, starne ed altre specie stanziali; che si dia efficacia all’azione degli ATC e CA ed operatività all’Osservatorio istituito dalla Regione.
Senza questa capacità progettuale e gestionale si rinuncia al governo della risorsa faunistica. Senza il contributo volontario dei cacciatori non si hanno né dati di conoscenza del patrimonio faunistico né azioni positive di gestione.
Le Associazioni Venatorie ricercano il dialogo ed il confronto con le istituzioni e le componenti sociali, ad iniziare dagli agricoltori e dal mondo ambientalista non pregiudizialmente anticaccia, al fine di raggiungere un giusto equilibrio fra momento produttivo, compatibilità, equilibrio tra le varie specie di animali e possibile prelievo venatorio.
La nostra Regione – come documenta il Piano paesaggistico approvato pochi giorni fa dal Consiglio Regionale – ha un grande patrimonio di aree protette, con 106 Riserve e Parchi (di superficie territoriale molto estesa), i quali insistono su montagne, colline e corsi d’acqua; sono presenti inoltre ZRC ed Oasi di protezione, diffuse su tutto il territorio piemontese.
Sono questi i luoghi di sosta, nidificazione e riproduzione di tante specie migratorie e stanziali. Il territorio protetto in Piemonte è percentualmente tra i più estesi a livello nazionale.
Si contribuisce così a garantire la salvaguardia di moltissime specie di animali, e si rende possibile – sul restante territorio – lo svolgimento di un’attività venatoria programmata e responsabile.
Si evidenzino questi ed altri dati, quando si va al confronto con l’ISPRA, così come lo fanno le altre Regioni ed in particolare la Toscana, e si dimostri che il Piemonte non è secondo a nessuno per la tutela dell’ambiente e della fauna.
È più che mai necessario effettuare studi e ricerche su cui fondare gli atti della Regione anche in materia faunistico–venatoria.
E documentato che le difficoltà di alcune specie di animali selvatici dipendono dai grandi processi di antropizzazione, dall’abbandono dei territori montani e di alta collina, da attività turistiche in special modo invernali.
L’incidenza del prelievo venatorio – in quanto rigidamente programmato – è quasi nullo.
Ogni decisione politica o atto amministrativo può essere modificato, alla luce di più approfondite valutazioni.
Come Coordinamento delle Associazioni Venatorie del Piemonte intendiamo ribadire la necessità dell’applicazione della Legge 157/92, e da lì partire per un confronto con l’Assessore, la Giunta Regionale e i Gruppi Consiliari, al fine di giungere ad un accordo condiviso sul Calendario Venatorio, sulla nuova legge e sul Piano Faunistico Venatorio Regionale.
Con questo spirito di collaborazione chiediamo all’Assessore Regionale all’Agricoltura, Caccia e Pesca Giorgio Ferrero ed alla Giunta Regionale di apportare modifiche alla Delibera del 13 aprile 2015 che norma il Calendario Venatorio 2015-2016 nel modo seguente.
1) SPECIE E PERIODI DI ATTIVITA’ VENATORIA
Ai fini dell’esercizio venatorio è consentito abbattere esemplari di fauna selvatica appartenenti alle seguenti specie esclusivamente nei periodi indicati:
a) nelle giornate del 2, 5, 6, 9, 12, 13, 16, 19, 20, 23, 26, 27 settembre su richiesta dei Comitati di Gestione degli ATC e dei CA, delle AFV, delle AATV, esclusivamente da appostamento temporaneo e con conseguente anticipo della chiusura, approvata dalla Giunta Regionale, nel rispetto dell’arco temporale massimo previsto dall’art. 18 della L. 157/92: cornacchia nera, cornacchia grigia, gazza e ghiandaia;
b) specie cacciabili dalla terza domenica di settembre alla seconda domenica di dicembre: lepre comune, minilepre, coniglio selvatico;
c) specie cacciabili dall’1 di ottobre al 30 novembre, in base a piani numerici di prelievo predisposti dai Comitati di Gestione degli ATC e dei CA e approvati dalla Giunta Regionale pernice rossa e starna;
d) specie cacciabili dalla terza domenica di settembre fino al 31 dicembre: fagiano;
e) specie cacciabili dalla prima domenica di settembre al 31 ottobre: tortora, dalla prima domenica di settembre alla terza domenica dello stesso mese da appostamento temporaneo;
f) specie cacciabili dalla terza domenica di settembre al 31 ottobre: quaglia;
g) specie cacciabili dalla terza domenica di settembre al 20 gennaio 2016: germano reale, gallinella d’acqua, alzavola;
h) specie cacciabili dalla prima domenica di ottobre al 10 gennaio 2016: beccaccia, beccaccino;
i) specie cacciabili dalla terza domenica di settembre al 31 dicembre: allodola;
j) specie cacciabili dalla terza domenica di settembre fino al 20 gennaio 2016: colombaccio, cornacchia nera, cornacchia grigia, gazza, ghiandaia;
k) specie cacciabili dalla prima domenica di ottobre fino al 10 gennaio 2016: cesena, tordo bottaccio, tordo sassello;
l) specie cacciabili dalla terza domenica di settembre fino al 31 gennaio 2016 in base a piani numerici di prelievo predisposti dai Comitati di Gestione degli ATC e CA e approvati dalla Giunta Regionale: volpe;
m) specie cacciabili dalla prima domenica di ottobre al 30 novembre, in base a piani numerici di prelievo predisposti dai Comitati di Gestione dei CA in base ai censimenti primaverili e post riproduttivi e secondo criteri stabiliti dalla Giunta Regionale e approvati dalla stessa: coturnice, fagiano di monte, pernice bianca;
n) specie cacciabili, in base a piani di prelievo selettivi per sesso e classi di età, basati su censimenti e per distretti, secondo criteri stabiliti dalla Giunta Regionale e approvati dalla stessa: camoscio, capriolo, cervo, daino, muflone, cinghiale.
CARNIERE GIORNALIERO
Si propone di poter prelevare non oltre 12 capi delle specie migratorie, di cui non più di 2 beccacce, 5 tortore e 5 quaglie.
Si propone alla lettera b) dopo coturnice, fagiano di monte, aggiungere pernice bianca.
Anche quest’ultima specie, come le precedenti citate, va resa cacciabile qualora i censimenti primaverili e post-riproduttivi ne documentino una presenza adeguata per un prelievo programmato.
CARNIERE ANNUALE
Si propone di poter prelevare non oltre 60 capi delle specie migratorie, di cui 10 beccacce, 25 tortore e 25 quaglie.
All’allegato B – Istruzioni operative supplementari – al punto “6) Disposizioni particolari”, si propone di togliere la parola "possono" e sostituirla con "devono", al fine di rendere obbligatoria a tutti gli ATC e CA ove di esercita la caccia al cinghiale, l'istituzione delle zone per il prelievo ello stato.
Per le specie di fauna ungulata, riteniamo che vadano fatte alcune variazioni ed una riflessione puntuale al fine di migliorare le attuali procedure specifiche adottate dalla Regione.
Federazione Italiana della Caccia
Italcaccia
Associazione Nazionale Libera Caccia
ANUU-Migratoristi
ARCI Caccia
Entre Protezione Selvaggina
Enalcaccia