Federcaccia,
Enalcaccia,
ANUUMigratoristi e
Arci Caccia hanno più volte denunciato i rischi di un abbassamento dei livelli di sorveglianza e tutela dei boschi e della ricchezza del paesaggio rurale. La preoccupazione è ora maggiore a seguito della scelta del Governo di azzerare le funzioni di tutela ambientale delle
Polizie provinciali per destinarne il personale a compiti di Polizia municipale. Tutto questo provocherebbe un totale vuoto di vigilanza e di controlli, dunque un danno all'ambiente.
Le predette associazioni rilanciano il tema dell'urgente regionalizzazione dei corpi di Polizia provinciale e chiedono al Parlamento di modificare il DL 78/2015 riguardante “Misure urgenti in materia di enti territoriali”, preservando competenze e professionalità preziose che rischiano di essere annullate in altri impieghi.
È indubbio che quelle della Polizia provinciale siano compiti essenziali, non facilmente sostituibili. A questo si aggiunge che l’impossibilità di vigilare sulla corretta applicazione delle norme ambientali comunitarie metterebbe a rischio la credibilità dell’Italia verso le altre nazioni dell’Unione, a detta delle associazioni.
Della stessa linea di pensiero la
CCT (Confederazione cacciatori toscani) che in una nota sostiene: “le polizie provinciali destinate alle attività venatoria ma anche ittica sono dotate di competenze specifiche e di conoscenze che hanno consentito nel corso degli anni di contribuire in modo sostanziale alle attività di gestione del patrimonio faunistico della nostra regione. Rinunciare a questa importante risorsa non conduce ad alcun risparmio, se questa fosse la ratio delle ipotesi che circolano e depaupererebbe il potenziale non solo di controllo ma anche di tutela e prevenzione”. Di qui l’appello della CCT: “auspichiamo che gli amministratori pubblici sappiano trovare il modo giusto per conservare e valorizzare il patrimonio di esperienza e competenza connesso a questo comparto”.