Ieri è stato consegnato a Gianni Fava, Assessore regionale lombardo, il cinghiale d'argento, il più significativo riconoscimento della Federazione italiana della caccia. Per la prima volta nella lunga storia dei cacciatori milanesi l'ambita statuetta, un autentico “oscar” che certifica l’impegno per “la caccia con giudizio” viene concesso ad un membro della giunta regionale. In passato è stata consegnata a Giovanni Negri presidente dell’associazione lombarda giornalisti, Mario Capanna, Alessandro Sallusti direttore de Il Giornale, Bruno Vespa, Adriana Bazzi inviato speciale Corriere della Sera, Gabriele Dossena presidente dell’Ordine dei giornalisti, Claudio Scarinzi di Ansa Milano.
“E’ una statuetta semplice, ma significa - ha detto il presidente provinciale Rodolfo Grassi, giornalista – la stima e l’apprezzamento per l’opera equilibrata svolta dall’assessore, in una difesa non di parte e proprio per questo ancor più significativa, della pratica venatoria inserita nell’ambiente ed attenta all’equilibro fra le specie”. La cerimonia è avvenuta nella storica sezione provinciale di Milano, città in cui ai primi del Novecento sorse la Lega dei cacciatori, dove l’assessore è stato ricevuto dai Consiglieri provinciali, da rappresentanti del mondo agricolo (Giuseppe Bongini, Coldiretti, Pietro Ticozzelli Confagricoltura) e dal presidente della sezione cittadina Mirco Nova. Nel suo intervento l’assessore ha sostenuto la necessità di una caccia a misura dell’ambiente che tenga conto di tradizioni sostenibili, ma senza subirne il vincolo. ”E’ importante - ha detto Fava - la collaborazione di tutti e di ciascuno, oggi ancor più del passato”.
Mirco Nova a questo proposito ha sottolineato come la Lombardia sia suddivisa in 53 zone di caccia e per accedere a ciascuna occorre pagare una “tassa”. Un paradosso - ha aggiunto – e chiediamo a lei un intervento autorevole che renda giustizia al popolo della caccia”.