Riceviamo e pubblichiamo:
Fuori il termometro era già bel oltre i 30°, con l’asfalto che sembrava liquefarsi, ma lì dentro, confortati dai potenti impianti di condizionamento pagati dai contribuenti piemontesi, i nostri eroi erano già al lavoro, riuniti nella Santa Alleanza che doveva salvare…il calendario venatorio piemontese!
Messa giù così sembra l’inizio di un avvincente best sellers, una di quelle letture agostane dell’italiano medio sotto l’ombrellone, ma invece è solo l’ultimo atto della ridicola farsa mandata in onda dall’Assessore astigiano Giorgio Ferrero, pupillo del Presidente Chiamparino che l’ha fortemente voluto con sé, tanto da promuoverlo subito ed inserirlo nel famoso “listino del Presidente”, utilissimo, come sanno tutti coloro che masticano appena un po’ di politica, a far eleggere… predestinati senza preferenza alcuna, ed evitare così a loro una possibile bocciatura ai seggi!
Poco importa che per Assessore e Presidente inizi la settimana più lunga dell’anno, con due sentenze TAR temute quanto ineluttabili: l’una, la prima, quando il Tribunale Amministrativo Piemontese s’esprimerà sul peggior calendario venatorio di sempre, ricorrenti le Associazioni Venatorie (ma…non tutte!), ATC e CA della nostra Regione. L’altra, certamente più importante per i destini del Piemonte, quando il medesimo organo giurisdizionale amministrativo ci dirà se l’attuale maggioranza che regge le sorti della regione subalpina ha titolo per farlo, ricorrenti in questo caso coloro che per…analoga questione di firme fasulle furono rispediti anzitempo a casa! Par condicio? Comunque sia, è andata in pezzi la fiducia in un sistema che ormai fa acqua da tutte le parti.
E veniamo dunque al nostro racconto, alla cronaca della folle giornata. Quel lunedì, nel torrido bollore d’una mattinata estiva torinese, Giorgio Ferrero aveva chiamato a sé gli attori della rinascita venatoria piemontese: insieme al suo fido collaboratore cuneese erano presenti funzionari e dirigenti dell’ufficio caccia di Corso Stati Uniti, un eminente professore dell’ateneo subalpino, i vertici di tre influenti Associazioni Agricole (Coldiretti, CIA, Confagricoltura), quello delle Associazioni Ambientaliste e Animaliste rappresentato per l’occasione dal Presidente di Pro-Natura e, naturalmente, quelli dei…cacciatori piemontesi.
O meglio, di una loro minuscola e certo minoritaria parte, forse anche meno del 10% dei circa 27.000 appassionati che frequentano piani, monti e colline della regione…venatoriamente più massacrata d’Italia!
A garantire dunque al nostro solerte Assessore che di caccia si potesse legittimamente disquisire, magari negoziare accordi o rinunce, ma ancor più barattare con acquiescenza i destini di così tanti praticanti piemontesi, era la presenza di ben due (pensate un po’, il…doppio della rappresentanza animalista!) eminenti esponenti di Arci Caccia, Associazione Venatoria che tutti sanno essere da sempre molto vicina al mondo politico, talvolta contigua ad esso.
E anche stavolta questi solerti dirigenti venatori si son dimostrati solerti come non mai a servire, sempre e fedelmente, la causa comune, strizzando amichevolmente l’occhio ai…padroni di casa, guarda caso pure loro esponenti dello stesso partito che anima e rende vivace questa…colorita e colorata, rappresentanza di cacciatori.
E così su Mario Bruciamacchie e Lino Rava, rispettivamente presidente onorario e regionale di Arci Caccia, si appuntano ora le aspettative di tutti i cacciatori piemontesi, compresi coloro che mai l’avrebbero immaginato e in quella piccola, ma evidentemente terribilmente efficace, Associazione Venatoria non si riconoscono affatto!
Questi sì sono i veri miracoli all’italiana, autentici “magheggi politici” da alchimisti o fattucchiere, abituali per alcuni ma che ormai hanno stomacato la gran parte di cittadini ed elettori italiani, ben consci del fatto che ormai non vi sia più…limite al peggio!
A noi, che invece professiamo l’idea di una caccia lontana anni luce dalla politica, non restano che poche e semplici considerazioni, tali da poter diventare banalissime domande al Presidente Sergio Chiamparino, ahimè per lui, scivolato nella squallida vicenda delle firme false in cui molti sostengono sia incappato in maniera del tutto inconsapevole ed incolpevole.
“Caro Presidente Chiamparino, davvero Le sembra giusto tutto ciò? Le pare possibile che il 90%, e oltre, dei cacciatori piemontesi vengano esclusi da trattative che li riguardano?
Cosa direbbe Lei se il Presidente della Repubblica avviasse e concludesse le abituali consultazioni politiche convocando a palazzo un unico e minoritario partitino politico?
E se facesse così anche il Presidente del Consiglio prima di decidere un’importante azione di Governo, o una riforma essenziale per il nostro Paese?
O ancora: cosa accadrebbe se il vulcanico Marchionne passasse sulla testa dei lavoratori prima di deciderne i destini?
Vede Presidente Chiamparino, quanto da un po’ di tempo accade all’ombra della Mole, negli uffici dell’Assessorato Agricoltura, Caccia e Pesca, è divenuto esercizio antidemocratico, assolutamente unico ed anche un triste primato nazionale di cui non doversi affatto gloriare, semmai vergognare, sempre che questa parola esista ancora nel vocabolario della politica piemontese o italiana!”
In attesa che il Presidente della Regione Piemonte o qualche suo delegato ci rispondano, veniamo ai risultati di quella felice assemblea che i ben informati raccontano…essersi chiusa a taralluci e vino.
Ebbene, parrebbe proprio che Giorgio Ferrero abbia garantito il suo fermo impegno ad anticipare di una settimana l’apertura della stagione venatoria, fatto dato già piuttosto per scontato da tutti gli addetti ai lavori vista l’improvvida decisione di mutilare una stagione di caccia, neanche garantendo più quei tre mesi di caccia che la 157/92 da sempre garantisce a tutti, in ogni angolo della penisola. Pare anzi, ma questo è…gossip, pettegolezzo da sottoscala, vi sia stato sconcerto e delusione quando in corso Stati Uniti si sono accorti d’aver sbagliato i conti, sicuri com’erano che il periodo intercorrente tra il 4 ottobre e il 31 dicembre fosse di…tre mesi.
No comment, ma giova qui ricordare come la nostra richiesta sia tutt’ora quella di rispettare i dettami della 157/92, aprendo alla terza di settembre.
Qualcuno di ben informato poi, e certo presente allo storico incontro, riferisce vi sia stata disponibilità dell’Assessore ad intervenire sulla preapertura alla tortora, migratore che…tutti meno loro, sanno bene come il 4 di ottobre si trovi a Tunisi o Marrakech ma non certo a Ciriè, Novi Ligure o Savigliano.
Nulla di confortante pare invece sia giunto sulla questione pernice, quella bianca per intenderci; bianca come gli spettri che agitano le notti degli amministratori regionali dopo le due terrificanti legnate inferte loro dal TAR Piemontese, che accolse le tesi giuridico-scientifiche dei cacciatori consegnando loro la vittoria in due ricorsi consecutivi.
Da quelle botte però Giorgio Ferrero & c. hanno creduto potersi mettersi lestamente al riparo, escludendo la pernice bianca dal calendario venatorio 2015/16, penosa soluzione italica per chi non riesce ad imporre le sue decisioni in forza di scienza e ragione, ma solo facendo sfoggio di un’autorità consegnatagli da un complicato meccanismo elettorale, e non certo dalla libera scelta dei suoi concittadini.
Stupisce anche l’atteggiamento del mondo agricolo, sempre pronto a chiedere aiuto e collaborazione ai cacciatori e dimostratosi, per l’ennesima volta, una facile preda di promesse e delle parole vuote di una politica che fa mancare loro i soldi per i risarcimenti danni, scaricando poi in maniera vergognosa sulle spalle dei cacciatori responsabilità che questi certo non hanno.
Sarebbe utile che questi nostri amici s’informassero meglio su quanto prevedono leggi e regolamenti, e non diano più la stura a tutte quelle fandonie che vengono abitualmente diffuse dai palazzi del potere: è la Regione, amici contadini, che vi chiude i rubinetti, non certo noi!
Chissà, forse siamo stati troppo duri, e su questi atteggiamenti antidemocratici che stanno penalizzando 27.000 contribuenti piemontesi avrà solo pesato la scelta di proporre ricorso, nemmeno questo fosse atto di lesa maestà, e come non contasse la volontà di quasi la metà di ambiti e comprensori e dalla pressoché totalità del mondo venatorio subalpino.
O magari sarà stata l’umana voglia di farla pagare a così tanti impertinenti che rivendicano (orgogliosamente!) diritti riconosciuti altrove, ma resta il fatto che in questo modo si è scavato un profondissimo solco tra il mondo della caccia piemontese e chi invece, dimentico di aver ricevuto precise deleghe tra cui l’attività venatoria, governa la materia solo più in maniera approssimata e vendicativa.
Ora il TAR ci dirà la sua, resta il fatto che in Piemonte dal caldissimo 6 luglio 2015 non valgono più ragione e rispetto di leggi nazionali, ma solo più prevaricazioni e risposte in carta da bollo!
Per i piemontesi un’altra delusione, per chi li amministra una disfatta morale; ma intanto loro ne discutono alle spalle nostre, e con l’aria condizionata sparata al massimo!