Riceviamo e pubblichiamo:
La morte del povero Salvatore Rinaudo, vittima dei cinghiali nelle campagne siciliane di Cefalù, ha dato il via ad una ridda di interventi – più o meno competenti – sulla “questione cinghiale” in Italia. Sono brutti, dannosi, invasivi, opportunisti, distruggono le colture agricole, provocano sinistri stradali, mettono a rischio specie di maggior rilevanza naturalistica, ma sono anche eccellenti sulla tavola e di grande rilevanza venatoria. Pontificano esperti o pseudo tali, ambientalisti, giornalisti, dirigenti di parchi e altri enti pubblici, ricercatori e chi più ne ha più ne metta. Come al solito, poi, quando accade un grave fatto di cronaca, ci si scatena a sciorinare tutto quello che si è accumulato per anni: ed è esattamente quello che sta avvenendo con il suide, che per gli addetti ai lavori è un grande problema da lungo o lunghissimo tempo, mentre i soliti “opinionisti” e i media paiono accorgersene soltanto ora.
E' il caso della problematica dei danni provocati dalla fauna selvatica con cui gli addetti ai lavori si confrontano quotidianamente, doppiamente grave perché da un lato l'ammontare di quelli periziati non cessa di aumentare e, dall'altro, calano invece vistosamente le risorse pubbliche da destinarsi agli indennizzi. Risorse che, peraltro, derivano quasi per intero dalle tasse regionali versate annualmente dai cacciatori, quindi da un bacino di pescaggio tendente al decremento, il che farà magari piacere agli animalisti ma amplificherà sempre più determinate problematiche. Oggi, tra la fauna allo stato libero, il cinghiale è visto come il nemico pubblico numero uno in molte regioni: a volte si esagera, a volte no, di certo si tratta di un animale super-adattabile e super-prolifico, quindi al pari di tutte le altre specie dalle analoghe caratteristiche biologiche, il confine tra risorsa a problema è veramente molto labile e, in effetti, viene quasi ovunque varcato. Soprattutto, viene varcato nelle aree naturali protette (dove si omette di intervenire o lo si fa poco e male) o, all'opposto, in determinate aree di caccia private (dove l'animale è un ricco business da incrementare per soddisfare la clientela).
Un grande affare, in realtà, il cinghiale lo è diventato un po' dappertutto ed è inutile negarselo: vi ruotano attorno parecchie decine di migliaia di persone tra cacciatori, allevatori e dresseur di cani, concessionari di aziende, produttori di armi e munizioni e accessori vari, ristoratori e chi più ne ha più ne metta, senza ovviamente dimenticare i profitti ricavabili dalle carni che sono appunto, come accennavamo, squisite e dalle spiccate qualità nutrizionali (salvo caso contrario per motivi igienico-sanitari). Sia chiaro che non vi sarebbe niente di male in queste attività legittime e pure di reddito nelle zone rurali, se non per il protagonista che è un animale problematico, che solleva mille conflittualità e che, purtroppo, qualche volta può persino uccidere. Nella vecchia, tranquilla Europa e soprattutto nel sonnacchioso Mediterraneo, dove per secoli non siamo stati più abituati a confrontarci con animali pericolosi, il ritorno o l'aumento del cinghiale, dell'orso bruno e del lupo e magari anche della lince ci obbligheranno con crescente frequenza a incrociarne il cammino.
Resta il fatto che l'irsuto abitante delle più fitte macchie dovrà essere gestito con la massima urgenza e soprattutto con la massima razionalità: non demonizzato né idolatrato, perché se è ipocrita quell'ambientalista che accusa i cacciatori di ripopolamenti sostenendo però la politica del “nulla si tocchi” dentro le aree protette, è altrettanto ipocrita quel cinghialaro che pastura le scrofe per farle figliare di più salvo poi attaccare il parco perché lì dentro i cinghiali si rifugiano indisturbati! Perché se tutti predicano l'equilibrio tra specie come massimo obiettivo di buona gestione faunistica, col cinghiale si accettano deroghe al contrario? Diamoci una mossa, almeno per rispetto di Rinaudo e di tutti coloro – e son tanti – che dal cinghiale derivano più dolori che gioie, più svantaggi che benefici, più perdite che guadagni. Si agisca e in fretta....
ANUUMigratoristi Stampa