Raffaele Puviani vive a San Carlo, in provincia di Ferrara. Nel tempo libero dal suo lavoro in un'azienda metalmeccanica, cura gli aspetti organizzativi e i lavori materiali di un'azienda Turistico venatoria di cui fa parte.
Per lui la caccia, passione trasmessagli dal padre, porta a vivere con immenso rispetto tutto e tutti. Il cacciatore è innanzitutto una persona con uno spiccato senso etico. Le forme di caccia che preferisce sono gli acquatici da appostamento, la stanziale col cane e la caccia al cinghiale in squadra organizzata.
“Un paio di anni fa – ci racconta – cacciando assieme alla mia spinona bianca (oggi 13 anni) volevo assolutamente che perlustrasse un punto in particolare. Non obbediva ed io mi scaldai. Non avevo capito che aveva fiutato qualcosa; il terreno era di terra nuda e mai più avrei creduto che vi fosse proprio lì un bellissimo fagiano. Lo fece frullare ed io lo abbattei. Bianca lo recuperò, ma me la fece pagare: portò il fagiano dentro un fosso e ve lo lasciò. Mi guardò mentre lo recuperavo. Non la rimproverai, aveva ragione lei”.
Raffaele vorrebbe che le associazioni venatorie fossero più presenti, anche a livello mediatico, che difendessero i cacciatori dai molti attacchi che ricevono dalle televisioni, impegnate a fare pubblicità solo a favore dei paladini anticaccia. Anche perché l'attività venatoria può contribuire alla salvaguardia dell'ambiente: i cacciatori sono una sorta di controllori, vigilano sul territorio e sono in grado di agire durante le emergenze. “Si è cacciatori tutto l'anno, c'è tanto da fare anche quando la caccia è chiusa”.
Raffaele ha una compagna che per la verità non è d'accordo con la sua passione per la caccia, ma non fa tragedie, forse perché anche il padre era un cacciatore. Gli farebbe ovviamente piacere se anche lei lo seguisse durante le sue battute, perché così capirebbe che la caccia ha tanti valori positivi.