Riceviamo e pubblichiamo:
Nei censimenti degli uccelli europei, la caccia viene spesso considerata come una minaccia significativa. Mentre sembra che l’utilizzo (caccia/persecuzione) abbia un impatto su singole specie, ci sono ampie analisi basate sulla raccolta di dati quantitativi che suggeriscono che questi siano casi isolati e che, in generale, i fattori maggiori per il declino delle popolazioni siano la perdita di habitat e i mutamenti nell’utilizzo del territorio. Di seguito compareremo due approcci: l’aggregazione di valutazioni di singole specie rispetto all’analisi per gruppi di specie sulla base delle evidenze disponibili.
Recentemente, l’Unione Europea ha pubblicato una delle valutazioni più esaurienti riguardo lo status della popolazione degli uccelli europei nella sua relazione ‘Stato della Natura nell’Unione Europea’, censendo 455 specie. All’interno di un processo parallelo, un consorzio guidato da BirdLife International ha stilato la Lista rossa degli Uccelli in Europa, con una portata geografica più ampia, e includendo 533 specie. I risultati di queste analisi mostrano una proporzione di specie minacciate simile a quella evidenziata da studi analoghi di una decade fa, ma ci sono segni che specie meno abbondanti siano in ripresa, mentre specie comuni stanno mostrando dei cali. Ciò suggerisce che le aree di protezione previste dalla Direttiva Uccelli stanno producendo dei risultati, ma che quegli sforzi devono essere ampliati tramite misure di conservazione, così da poter mantenere le popolazioni di uccelli comuni (UE 2015, BirdLife International 2015, Inger et al. 2014).
La comprensione delle minacce è un aspetto critico per poter determinare gli sforzi necessari per la conservazione di una determinata specie. Sia nella relazione UE sullo Stato della Natura che nella Lista Rossa Europea, l’”utilizzo” degli uccelli è classificato tra le minacce maggiori. Nello Stato della Natura le minacce e le pressioni riportate più frequentemente sono: “agricoltura” (16%), “modificazione delle condizioni naturali” (13%), “utilizzo di risorse vitali” (diverse da agricoltura e selvicoltura, ma inclusa la caccia) (12%) e “disturbo provocato da attività umane” (11%). E’ doveroso notare che queste informazioni sono state raccolte solo per le specie prioritarie, di cui fanno parte tutti gli uccelli migratori. Similmente, nella Lista Rossa (che comprende tutte le specie) le minacce collocate ai primi posti sono state “utilizzo delle risorse biologiche” e “agricoltura e acquacultura”, seguite da “cambiamento climatico e condizioni climatiche estreme”, “inquinamento”, “specie, geni e malattie invasivi e problematici” e “modificazioni del sistema naturale”. All’interno della categoria “utilizzo delle risorse biologiche”, “caccia e raccolta di uccelli terrestri” viene rappresentata come la minaccia maggiore, ma viene considerata soprattutto relativamente al bracconaggio e alle attività illegali. La relazione dell’UE considera come pressioni quei fattori che stanno o che stavano agendo durante il periodo preso in considerazione dall’analisi, mentre le minacce sono fattori che si prevede agiscano in futuro. Tuttavia, stimare l’impatto di questi fattori e trovare le prove della loro influenza sulle popolazioni è un processo difficile.
Conclusioni molto diverse sul ruolo della caccia emergono dalla valutazione delle minacce effettuata da meta-analisi piuttosto che dall’aggregazione di valutazioni individuali, come lo Stato della Natura dell’UE e la Lista Rossa. Vickery e al. (2014) hanno analizzato i dati del calo degli uccelli migratori del Paleartico Africano, e hanno dimostrato che gli uccelli che compiono lunghe migrazioni e le specie che dipendono dagli ecosistemi agricoli stanno soffrendo i cali maggiori. Hanno scoperto che il cambiamento di habitat connesso all’uomo è il fattore più importante sia nei luoghi di riproduzione (78%) sia nei luoghi diversi da quelli di riproduzione (89%). La persecuzione/caccia è stato il fattore più importante solo per l’1% (nelle aree non riproduttive) e per il 3% (nelle aree di riproduzione) delle specie.
Simili conclusioni sono state raggiunte per gli uccelli acquatici a livello globale. Long e al. (2007) hanno scoperto che i predittori più significativi per il declino delle popolazioni comprendono la perdita di zone umide nell’habitat delle specie (calcolato indirettamente attraverso l’aumento dei terreni coltivabili) e il numero totale delle attività impattanti che minacciano una specie. Hanno anche scoperto che, nel caso di uccelli acquatici cacciabili, contrariamente alle aspettative, la caccia non influenza l’andamento della popolazione.
Questo fa sorgere importanti domande su come la metodologia influenzi le conclusioni e, in particolare, su come gli operatori chiamati a stimare le minacce per una data specie giudichino la caccia. E’ possibile che la mortalità intenzionale e diretta (come il prelievo o la caccia) venga considerata come una minaccia scontata e, perciò, venga registrata da parte degli operatori piuttosto acriticamente a livello di specie, anche se potrebbe essere difficile determinare empiricamente il suo impatto sulle stesse. Al contrario, fattori che riducono indirettamente il tasso di crescita di una popolazione sono meno evidenti agli occhi di questi operatori, allorquando analisi empiriche possono rivelare la loro reale importanza. In aree di uso intensivo del terreno o di alto disturbo, gli uccelli possono non tentare nemmeno di riprodursi; in tal caso, non si osserva alcun declino e l’impatto risulterebbe meno evidente.
Una soluzione potrebbe essere un migliore uso dei dati sulla distribuzione e di quelli demografici per facilitare la comprensione dei meccanismi di un tasso di crescita ridotto. Allo stesso modo, stime più accurate sui livelli di prelievo e sull’estensione della persecuzione aiuterebbero a migliorare la valutazione dell’impatto sulle popolazioni di uccelli. La forza della Lista Rossa IUCN risiede nella valutazione di grandi numeri di specie per porre l’attenzione là dove ce ne sia bisogno, ma, quando possibile, potrebbe esserci un vantaggio nell’incrociare i punteggi dell’impatto delle minacce della Lista Rossa con altri studi sulle medesime specie, con il fine di migliorare l’accuratezza e guidare l’azione della conservazione.
Pubblicato sul sito di IUCN (International Union for Conservation of Nature). L’autore, Cy Griffin, è Direttore della Conservazione della FACE.