“Nelle more dall'auspicata modifica della
legge 157/1992 o di un provvedimento normativo ad hoc a livello nazionale per gli ungulati selvatici, vogliamo intervenire subito per una gestione faunistico-venatoria che tuteli concretamente l'agricoltura e l'equilibrio ambientale del nostro territorio – ha detto l'
assessore regionale all'agricoltura Marco Remaschi –.
Questa mattina in una comunicazione al Consiglio l'assessore Remaschi ha spiegato la strategia della Regione
Toscana per porre rimedio al problema del sovrappopolamento di cinghiali e caprioli.
“Considerevoli e non più sopportabili sono i danni alle coltivazioni agricole, in particolare a quelle di pregio tipiche della Toscana, ad esempio la vite, ha ribadito l'assessore.
Si tratta quindi di una legge obiettivo della durata di tre anni, che dovrà prevedere parametri misurabili quali la densità di ungulati e l'incidenza di danni in diverse zone campione. Sarà richiesta una discussione in Conferenza Stato/Regioni. Per i monitoraggi saranno coinvolti istituti scientifici a livello nazionale come ISPRA e CIRSEMAF (Centro interuniversitario studi faunistici).
Sarà quindi delineato un piano di interventi che vedrà la rivisitazione delle cosiddette "aree vocate" e "non vocate" nel prossimo Piano Faunistico Venatorio regionale dove sarà prevista per le zone vocate la vigenza delle "linee guida" Ispra. Per le cosiddette zone problematiche saranno individuate modalità gestionali che, pur seguendo le "linee guida" Ispra, possano prevedere, a seconda delle densità e dei livelli di rischio, ulteriori modalità di prelievo.
Sarà anche proposto che il controllo della fauna possa essere attivato anche in assenza del danno, su richiesta dell'agricoltore nel momento in cui ritenga, date le presenze di ungulati, che le sue coltivazioni siano a rischio.
Nelle aree protette di competenza regionale/provinciale, dovrà essere prevista una metodologia di contenimento dei capi in esubero, per uniformare l'intervento su tutto il territorio regionale, che dovrà essere gestito in maniera complessiva, senza lasciare zone dove le specie possano proliferare indisturbate.
A margine di questo intervento normativo, sarà anche tenuta presente la gestione delle carni di ungulati, per le quali si rende a questo punto opportuna la creazione di una filiera (con eventuale DOP regionale) per la commercializzazione di una parte almeno delle carni di selvatici, molto richieste dal mercato.