L'esuberanza della Procacci, mitica pasionaria antireferendaria, oggi anticaccia vetusta, ma ancora sulla “breccia” in qualità di consigliere nazionale dell'Enpa, porta a inondare i giornali di proteste e denunce (insieme a LAC e LAV) nei confronti delle amministrazioni regionali, praticamente tutte, in quanto secondo un “rapporto” di quello stesso sedicente "Ente", ma che ente "pubblico" non è, queste regioni avrebbero varato illegittimamente i calendari venatori, perché privi dei relativi piani faunistici aggiornati.
Giova pertanto ricordare che molti piani faunistici regionali sono si “vecchi” ma ancora validi giuridicamente, perché la revisione o l’aggiornamento è sempre vincolato in legge regionale o atto amministrativo, che possono stabilirne il termine o meno e/o l’avvio, di una nuova procedura ma sempre su proposta delle Province; se le Province non hanno nulla da modificare può restare in essere anche per venti anni, come nel Lazio, dove ha subito solo adeguamenti relativi al recepimento della direttiva rete natura 2000 habitat (zps e sic) le cui norme son state integrate nel precedente piano. E riportate nel calendario venatorio con regolamentazione del prelievo venatorio di dette aree.
Lo strumento di pianificazione territoriale, anche se “vecchio” o in itinere, non vincola la Regione nel promulgare il calendario venatorio. Vincola solamente per la concessione della pre-apertura che non può esser concessa in assenza dello stesso. E’ vero parzialmente, che in assenza di piano faunistico si dovrebbe chiedere il permesso d’accesso ai fondi, contestualmente la 157 delega i vari dicasteri a provvedere, in riferimento però ai soli anni 94-95, ovvero ai primi anni di applicazione della 157, oggi, ogni regione è dotata di tutti gli strumenti di pianificazione territoriale (Atc, piani faunistici, integrazione direttive comunitarie, ecc). Quindi, con beneplacito della Procacci, dell'Enpa, della LaV e della LAC, certi lamenti sono superati.