La Lav parte all'attacco a testa bassa contro l'assessore toscano all'agricoltura Marco Remaschi, che secondo quanto afferma Massimo Vitturi, responsabile Animali Selvatici di quella organizzazione ormai nota per le radicali posizioni anticaccia (ma non dovrebbe occuparsi di vivisezione?, che peraltro è già vietata dalla legge italiana, più rigorosa delle disposizioni comunitarie), assessore asservito alle istanze del mondo venatorio.
Cosa ha fatto Remaschi di tanto grave, così da essere oggetto di un cartellino rosso e di un perentorio invito al governatore Rossi affinché lo rimuova dall'incarico?
Ha semplicemente fatto il suo mestiere. Ha cioè cercato di dare una risposta chiara alle proteste non dei cacciatori ma degli agricoltori toscani di qualsiasi ordine e categoria (e non solo toscani, peraltro) per contrastare l'emergenza ungulati (soprattutto cinghiali), che provocano danni a causa soprattutto di una insensata politica animalista che ha caratterizzato gli ultimi decenni della legislazione italiana. L'emergenza con ingenti danni a carico degli imprenditori agricoli (ma anche della comunità, in quanto sono occorsi diversi incidenti stradali con danni anche gravi a cose e a persone) è estremamente più evidente proprio in aree inibite all'attività venatoria (parchi, oasi, aree protette).
Strumentalmente, Vetturi cerca di giustificare il proprio attacco col fatto che non esistono dati aggiornati della consistenza delle popolazioni ungulate e che dalla rendicontazione economica dei danni reclamati registra nel 2013 un calo del 13% rispetto all'esercizio precedente. La solita tiritera per dimostrare che la responsabilità è tutta dei cacciatori, e che la politica è caccia-dipendente. Che è la ragione, fasulla e menzognera, per cui sopravvive e ingrassa questo popolo di animalisti.