Riceviamo e pubblichiamo:
Federcaccia Umbra chiede modifiche immediate per sanare le anomalie del regolamento che penalizzano i cacciatori residenti
Sabato scorso, 3 ottobre, si è aperta la caccia alla specie cinghiale. Questa attività è normata da un nuovo regolamento che, giustamente, ha voluto organizzare anche la pratica venatoria al cinghiale esercitata in forma singola, al pari della già rigidamente regolata forma collettiva. Ma se lo spirito era giusto, le norme emanate a nostro avviso creeranno ancor più confusione e preoccupazione, facendo venir meno quella corretta gestione della specie con conseguente possibile aumento dei danni alle colture agricole. Pensiamo, in particolare, all’introduzione della forma singola cosiddetta “alla cerca” che, così come formulata, renderà tale attività incontrollabile, esponendo a maggiori rischi chi la pratica, chi pratica altre forme di caccia ed anche chi, a vario titolo, vuole vivere una giornata all’aria aperta. Da qui le nostre ripetute richieste di modifica, sino ad ora inascoltate, ma che reitereremo in ogni occasione.
Ma ad aggravare ancor più tale situazione è stata l’interpretazione che la Regione Umbria, su nostra precisa domanda, ci ha fornito lo scorso 11 settembre. Un’interpretazione che discrimina oltremodo i cacciatori umbri a beneficio di chi, provenendo da fuori regione, non deve sottostare agli stessi vincoli per praticare la caccia al cinghiale in forma singola. In particolare, l’articolo 10/bis del succitato regolamento vieta, a coloro che intendano praticare la caccia al cinghiale in forma singola, di essere al contempo iscritti a una squadra. Ebbene, se questo vincolo è valido per tutti i cacciatori umbri, non lo è per i cacciatori di fuori regione che hanno sottoscritto un qualsiasi Ambito territoriale di caccia umbro. Questi ultimi, infatti, possono – al momento – tranquillamente essere iscritti in una squadra di cinghialisti di altra regione e, al contempo, praticare la caccia al cinghiale in forma singola in Umbria. Ebbene, su questo tema, da noi sollevato con la giusta veemenza di chi cerca di tutelare i diritti di tutti, affinché ciascuno debba rispettare le medesime regole, i dirigenti del Servizio Foreste, economia e territorio montano della Regione Umbria ci hanno fornito un’interpretazione che lascia allibiti. Per la Regione, infatti, è sufficiente che i cacciatori non siano iscritti a squadre cinghialiste ricadenti sul territorio umbro, senza interessarsi di cosa avvenga fuori dai propri confini. Di fatto questo è un palese invito a tutti gli appassionati di fuori regione a recarsi in Umbria per praticare la caccia al cinghiale in forma singola, con evidente danno per i cacciatori locali e per la gestione nel suo insieme.
Pertanto Federcaccia Umbra, certa dell’errata interpretazione degli Uffici regionali, rivolge un appello forte all’assessore alla Caccia Fernanda Cecchini, affinché si occupi personalmente dell’intera problematica e sani la situazione nell’interesse di tutti i cacciatori, che siano o meno appassionati di caccia al cinghiale.
Ufficio Stampa Federcaccia Umbra