La Confederazione Cacciatori Toscani (CCT), costituita dalle organizzazioni toscane di Federcaccia, Arcicaccia, AnuuMigratoristi, è intervenuta con un comunicato e una lettera indirizzata direttamente all'Assessore regionale all'Agricoltura Marco Remaschi, sul dibattuto problema dell'emergenza cinghiali in Toscana, su cui, si legge "i cacciatori chiedono di essere messi in grado di operare".
E' l’ora di sciogliere i nodi che hanno determinato una situazione fuori controllo, dice la CCT, chiedendo con forza di mettere i cacciatori nelle condizioni di operare con efficacia ed esercitare sino in fondo il proprio ruolo. "La cosiddetta “emergenza” - si prosegue nel comunicato - è il frutto concomitante della “timidezza” con cui si è data attuazione alla legge esistente (una buona legge rimasta in buona parte inapplicata e che ora si vuole abrogare proprio nelle parti che consentirebbero di intervenire con efficacia), delle modifiche intervenute nell’ambiente, più boschi e meno aree coltivate, della insufficienza di interventi nelle aree protette, della mancanza di antagonisti e della mortificazione delle potenzialità che il mondo venatorio è in grado di esprimere.
Dopo la politica degli annunci da parte della Regione e il lancio della proposta di una Legge Obiettivo, le veline fatte circolare ufficiosamente e all’apparenza prive di paternità, non vanno in questa direzione. Manca da settimane un confronto ufficiale con le associazioni che rappresentano i cacciatori, un approccio che rischia di produrre conseguenze nefaste. Molte le criticità che rischiano di inficiare le buone intenzioni dichiarate dall’Assessore”.
La “velina” in campo ad esempio - prosegue la nota del CCT - cassa alcune parti della normativa attuale che consente di attuare azioni di contenimento “sull’intero territorio regionale, anche se soggetto a regime di protezione o di vincoli” e al di fuori dei periodi di caccia (art.28 bis). Nella proposta si limitano i soggetti abilitati ad intervenire e le modalità, escludendo nei fatti le squadre di caccia al cinghiale, mentre è necessario utilizzare tutte le modalità già previste dalle norme (art.37).
Modalità diverse a seconda delle esigenze, delle caratteristiche del territorio, delle specie per cui occorre intervenire sulla base di criteri tecnici e non emotivi: tutte le forme del prelievo dunque, dalla caccia di selezione a quella delle squadre in braccata. Per queste ultime si prospettano invece ipotesi decisamente demotivanti e punitive, come la rotazione delle squadre, dando spazio alle accuse infondate di una qualche responsabilità nella crescita del numero dei cinghiali. A misure e sanzioni a carico degli ATC fino alla segnalazione alla Corte dei Conti non corrisponde il necessario corredo di strumenti e competenze per intervenire con efficacia”.
“E’ indispensabile infine - conclude la nota - che si proceda ad una revisione del Piano Faunistico Regionale con una più adeguata individuazione delle aree dove gli ungulati non possono stare (aree non vocate). La richiesta forte e chiara della Confederazione Cacciatori Toscani è che un nuovo provvedimento di legge, se ritenuto necessario, non sia volto a “smontare” un impianto coerente ma reso inefficace dalla mancata applicazione; è necessario invece rafforzare e perfezionare quell’impianto, in vista dell’assunzione da parte della Regione delle deleghe prima in capo alle province e con l’auspicio che finalmente sia assicurata certezza ed uniformità nell’applicazione”. Consulta il testo della lettera all'Assessore Remaschi
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