Da qualche anno alcune associazioni animaliste (LAV, LAC ad esempio) stanno proponendo la castrazione chimica e ormonale come unica soluzione al problema dell'aumento del numero dei cinghiali. Perché, a loro dire, la caccia non risolve il problema, anzi lo aggrava; addirittura: “attraverso la perdita della sincronizzazione dell’estro, potrebbe essere considerata come una causa dei danni stessi”.
Bruno Modugno, giornalista, autorevole e competente testimonial del mondo venatorio, da un blog di caccia, fa alcune considerazioni sulla proposta animalista.
Prendendo spunto da un articolo de Il Tirreno, in cui si cita tale Giovanna Massei, nota a Grosseto per aver collaborato con il Parco della Maremma, aveva sperimentato con successo questo metodo in Inghilterra: “Dove stanno i cinghiali in Inghilterra? Su quale specie ha agito? Piccioni e storni?”.
Dubbi o non dubbi sulla scia dell'esperienza anglosassone la sperimentazione nel parco della Maremma è iniziata, come ricorda Modugno. “Il dispenser è stato utilizzato con successo” secondo quanto spiega Enrico Giunta, direttore del Parco. Si chiama Bos (Board Operated System) e funziona solo sui cinghiali. In altre parole riconosce la conformazione del muso e rilascia i cibo dove in futuro sarà inserito l’anticoncezionale”.
“Se il dispenser sarà aperto anche dai maschi - ne deduce il Bruno nazionale - quali effetti avranno su di loro gli ormoni che devono bloccare l’estro delle femmine? Come se non bastasse - prosegue - sono allo studio e alla sperimentazione (ma a questo punto la LAV tace?) altri vaccini, a base di ormoni, come il GonaCon e il PZP che sterilizzano gli animali (secondo la Massei, il GonaCon-KLH sterilizza il 92% degli animali nei 4-6 anni successivi alla somministrazione) da iniettare con siringhe sparate da apposite carabine.
Non la caccia, dunque, ma gli animalisti finiranno i cinghiali. Fine di un problema, forse, ma anche di una risorsa. Nel frattempo però - afferma il nostro testimonial - gli animali continueranno a vivere, defecheranno, si abbevereranno, saranno oggetto di caccia e quindi cibo per l’uomo e per le altre specie. E quali saranno gli effetti secondari indesiderati per l’uomo e gli altri selvatici presenti nell’ambiente?”
“Dobbiamo reagire”, conclude, e propone un'action class del popolo dei cacciatori prima che sia troppo tardi. Date le perplessità che la Massei esprime sui contraccettivi sperimentati sugli animali, c'è ancora un po' di tempo per organizzare una risposta non più ideale, ma legale o addirittura giudiziaria.