In data 20 ottobre l'Intergruppo UE Biodiversità, Caccia e Ruralità, presieduto dall'eurodeputato Karl-Heinz Florenz, ha tenuto una conferenza dal titolo “Fitness Check della legislazione ambientale europea – Per una migliore attuazione?” per verificare se le Direttive Uccelli e Habitat soddisfano ancora i loro obiettivi. Fra i relatori l'europarlamentare Annie Schreijer-Pierik, Philippe Plisson, membro del Parlamento francese, Nicola Notaro, Capo dell'Unità Natura della Direzione generale Ambiente e Wouter Langhout di BirdLife International.
Nella sua presentazione alla FACE, la Commissione Europea ha dichiarato che le Direttive Natura sono strumenti adeguati per raggiungere gli obiettivi sulla tutela della biodiversità, ma richiedono una maggiore considerazione delle esigenze culturali e regionali.
La Relazione sullo Stato di natura riferisce che l'"agricoltura" e le "modifiche delle condizioni naturali indotte dall'uomo" rappresentano i fattori di minaccia principali ai nostri ecosistemi, mostrando chiaramente dove si possono ottenere miglioramenti. La sopravvivenza della nostra fauna selvatica dipende principalmente dalla qualità degli habitat: per la loro gestione i cacciatori si trovano in una posizione privilegiata a beneficio di tutta la società e dunque hanno un ruolo fondamentale nel contribuire alla strategia dell'UE sulla biodiversità.
La Direttiva Uccelli riconosce pienamente la legittimità della caccia agli uccelli selvatici come forma di uso sostenibile. Nonostante questo riconoscimento, la caccia è troppo spesso inquadrata come negativa per gli obiettivi ambientali, anche se prove evidenti suggeriscono che eventuali impatti sono di scarsa importanza rispetto a problemi come la perdita di habitat. Al contrario, ove consentita, la caccia sarebbe in grado di fornire benefici netti e significativi.
La FACE sostiene che se le Direttive Natura continueranno ad essere intese come un mezzo per limitare il principio di un uso sostenibile delle risorse naturali, gli incentivi alla conservazione della natura potrebbero scomparire, con un impatto negativo per le economie rurali, per l'accettazione della popolazione di queste regole e, infine, per la realizzazione degli obiettivi ambientali dell'UE. (FACE).