Una
protesta dei cacciatori contro il piano provinciale per il contenimento dei
cinghiali. E' questa la motivazione per cui la settimana scorsa
all'avvio dell'abbattimento selettivo dei capi in sovrannumero nella provincia teramana per limitare i danni all'agricoltura,
nessuno ha sparato. A dimostrazione dell'importanza della caccia nel risolvere le beghe dei danni legati alla gestione della fauna selvatica a scapito delle coltivazioni agricole, questo sciopero
rischia di mettere in crisi l'intero settore della provincia. “Così ci condannate a morire” ha commentato il presidente provinciale della
Cia (Confederazione Italiana degli Agricoltori) preoccupato per i danni che soltanto l'anno scorso hanno raggiunto la
quota di rimborso di 500 mila euro, indennizzando solo parte di essi. I cacciatori ritengono
illegittime le modalità di adozione del piano quinquennale, deciso senza la consultazione del mondo venatorio e minacciano ricorsi giudiziari.
“Le associazioni venatorie dicano con chiarezza e lealtà – ha dichiarato De Fabritiis - se sono disposte a essere parte propositiva nella gestione del fenomeno,
che non conosce uguali, per ordine di emergenza, nelle aree collinari interne”.
Se i cacciatori non torneranno sui loro passi
l'amministrazione provinciale dovrà modificare il Piano “Ci auguriamo - ha concluso De Fabritiis - che anche il mondo venatorio, al di là di affermazioni generiche, sappia accantonare ragioni pretestuose e farsi carico di responsabilità d'interesse generale”.