Il
Vicepresidente nazionale della Libera Caccia (ANLC),
Sisto Dati, attraverso un comunicato stampa esprime la propria contrarietà all'impianto complessivo della
legge Obiettivo approvata dalla Giunta regionale toscana.
L'Associazione contesta il fatto che l'Amministrazione regionale, nella persona dell'assessore Remaschi, ha osteggiato qualsiasi confronto costruttivo con il mondo venatorio. Paradossalmente, gli unici soggetti che negli anni hanno sviluppato forme attive di collaborazione con gli ATC e con il mondo agricolo, e cioè le squadre organizzate per la caccia al cinghiale, vengono relegate ad un ruolo quanto meno marginale, se non addirittura conflittuale con altre componenti venatorie quali i selecontrollori, che invece, insieme agli agricoltori sembrano assumere un ruolo di assoluto rilievo. Entrando nello specifico, – si legge ancora nel comunicato – la Libera Caccia ritiene di dover stigmatizzare gli aspetti estremamente negativi della normativa in oggetto:
1) La prevista revisione delle aree vocate al cinghiale si concretizzerà in una loro forte riduzione, con la conseguenza di impedire la caccia nella forma della braccata, per favorire forme di prelievo venatorio in forma singola ed all'aspetto che nulla hanno a che vedere né con l'etica venatoria né con le tradizioni proprie della regione Toscana, dove il cinghiale viene cacciato da secoli in forma collettiva. Si precisa infatti che le aree vocate sono le uniche a veder rispettato il previsto parametro presenza ungulati\ettaraggio.
2) Agli agricoltori saranno consentite forme di prelievo a tutela delle loro produzioni, senza alcuna vera e propria programmazione. Invece di potenziare, attraverso incentivi sia economici che normativi, la proficua collaborazione che negli anni si era sviluppata tra le squadre operanti sul territorio e gli agricoltori medesimi, si è preferito strizzare l'occhio ai singoli imprenditori agricoli consentendo loro di sparare agli ungulati. Questo tipo di soluzione non potrà sicuramente portare a risultati numericamente apprezzabili quanto al numero dei capi abbattuti.
3) Le Aree Protette non vengono individuate come la vera causa del problema. Ancora una volta si è persa l'occasione di sottolineare che le grandi aree a divieto di caccia sono l'enorme serbatoio degli ungulati nella regione, considerato altresì che i loro organismi di gestione, laddove raramente costituiti, sono spesso risultati completamente indifferenti al problema. Parchi Regionali, riserve naturali, demani regionali, sono diventati negli anni luogo di riproduzione incontrastata di migliaia e migliaia di ungulati senza che nessun soggetto, e tanto meno i cacciatori, sia potuto intervenire quanto meno per mitigare il problema. Ci si è limitati, come al solito, ad indicare che la direzione delle aree protette dovrà predisporre piani di “monitoraggio e controllo” che si risolveranno con un nulla di fatto ed avranno come unico obiettivo quello di escludere, come sempre (ma se ne sono visti i risultati) il mondo venatorio da qualsiasi tipologia di intervento e di controllo.
4) La filiera relativa alla gestione delle carni degli animali creerà enormi difficoltà gestionali ed economiche agli ATC, soprattutto in considerazione delle migliaia di capi che ci si propone di abbattere. Sarebbe stato auspicabile affidare le carcasse dei selvatici abbattuti ai cacciatori, come da sempre avviene, per facilitarne il naturale smaltimento ed evitare probabili speculazioni di ordine commerciale che mal si conciliano con la tradizione venatoria fatta spesso di generosità e prodigalità verso gli altri.
La Libera Caccia Regionale Toscana esprime un giudizio fortemente negativo sull’intero impianto normativo; i frutti del sicuro insuccesso e di una mancata concreta riduzione nel numero degli ungulati ricadranno negativamente sul mondo agricolo, sulle attività economiche e sulla cittadinanza più in generale. E di tutto questo dovranno render conto gli Amministratori Regionali che hanno ostinatamente rifiutato un confronto costruttivo con la componente più responsabile del mondo venatorio.