Si è svolto sabato 21 novembre a Bologna il convegno dal titolo “Selvaggina e cacciagione tra tutela e valorizzazione – Risorsa dell'Appennino bolognese”, che ha visto confrontarsi sul tema diversi relatori.
Giovanni Guerrini, vice direttore di Confagricoltura Bologna, ha evidenziato come la nuova normativa europea che considera ammissibili i contributi all’indennizzo solo in regime di “de minimis”, ossia un tetto massimo di aiuti per le aziende agricole italiane che non deve superare i 15mila euro ogni triennio, sia paradossale per l'Italia. E’ evidente – ha affermato Guerrini – che la Commissione europea non ha considerato le peculiarità italiane, in base alle quali la fauna selvatica è patrimonio indisponibile dello Stato – ai sensi dell’art. 1 della legge 157/199 – quindi il cinghiale che viene cacciato all’interno di un’azienda agricola di fatto non appartiene al tenutario del terreno bensì allo Stato, quindi la sua carne non può essere in alcun modo trasformata in risorsa dall’agricoltore come si fa con qualsiasi altra tipicità prodotta.
Per Giorgio Cantelli Forti, Presidente dell’Accademia nazionale di Agricoltura, è improrogabile affrontare oggi il problema degli ungulati e della fauna selvatica, che arrecano danni sia alle comunità di pianura che di montagna, attraverso un sistema razionale ed equilibrato di controllo e di tutela delle aree agricole e ambientali.
Rosanna Scipioni, professore ordinario di Zootecnia speciale, ha sottolineato la necessità di valorizzare le carni di ungulati selvatici: sono alimenti funzionali quindi è importante rafforzare gli strumenti di controllo degli standard di qualità e di igiene per renderne il consumo sempre più apprezzato e sicuro (bologna2000.com).