Il 1° dicembre scorso si è svolto il
workshop nazionale “
Uno sguardo oltre l'emergenza cinghiale”, organizzato dal gruppo grandi mammiferi dell'ATIt (
Associazione Teriologica Italiana), presso la sede della
Regione Emilia-Romagna. La giornata si è articolata in due sessioni: una dedicata allo
status attuale delle conoscenze scientifiche e una al
confronto tra esperti e portatori d'interesse sulla gestione dei popolamenti di cinghiale in Italia.
Il confronto con esperti e portatori d’interesse si è svolto sotto forma di tavola rotonda e ha delineato le possibili strategie gestionali da attuare in futuro per realizzare i seguenti obiettivi: ridurre significativamente gli impatti economici ed ecologici del cinghiale, ridurre il conflitto sociale legato alla presenza del cinghiale, mantenerne popolazioni vitali in quanto componenti degli ecosistemi. Tutto ciò con il fine ultimo di superare l’approccio dell’emergenza e inserire la gestione delle popolazioni nella ordinarietà degli interventi sulla fauna selvatica.
Agricoltori, tecnici, ricercatori, ambientalisti e cacciatori sembrano tutti d'accordo sul fatto che l'attuale legge sulla caccia (157/92), sia strumentalmente insufficiente nella gestione del cinghiale e necessiti di modifiche.
La proposta avanzata da Silvano Toso (ex responsabile dell'ISPRA) di introdurre la figura del “cacciatore professionista” sicuramente solleverà qualche perplessità, ma certo è uno dei segnali della necessità di non dover più considerare le problematiche legate alle alte densità di cinghiale solo come una questione venatoria, perché di per se non lo sono o lo solo in parte (dazebaonews.it).