Riceviamo e pubblichiamo:
“Esageruma nen”, non esageriamo, e questa volta lo diciamo noi, in lingua vernacolare, a lei presidente Chiamparino e alla giunta regionale, prendendo a prestito la frase che diventò un suo celebre motto, pronunciata con quella cadenza caratteristica degli autentici subalpini, forse un po’ cantilenante ma che a noi piace tanto, e posta sempre con quel garbo, quasi un pudore, anche questo molto piemontese, che la rese simpatico e famigliare a molti concittadini della Regione, elettori e non della sua parte politica.
Esageruma nen è sempre una regola sana per chi sa bene come l’equilibrio debba essere raggiunto, conosce il senso della misura, considera la modestia più della superbia, deve credere e non solo obbedire.
Esageruma nen, perché bisogna saper alzare il piede dal gas al momento giusto, valorizzare e non svilire, incentivare piuttosto che reprimere.
Esageruma nen presidente Chiamparino, perché 25.000 cittadini piemontesi, i cacciatori, appassionati e persone per bene, senza problemi che ne offuschino la fedina penale, vengono regolarmente bistrattati dalla sua amministrazione, sottoposti ad un trattamento che nei quarant’anni precedenti mai avevano subito. Nemmeno negli anni più bui.
Non è retorica la nostra, e neanche piagnisteo, ma solo l’educato e deciso grido di lamento dei cacciatori piemontesi, “specie” … pur loro a rischio da quando s’è deciso non meritassero considerazione, e creduto fossero sacrificabili sull’altare della pura convenienza politica, alla ricerca di un qualche faticoso equilibrismo…post-elezioni.
Sin dai vostri primi atti il mondo venatorio piemontese è stato costretto a chiedere tutela e difesa alla giustizia amministrativa, proponendo ben tre ricorsi al TAR, tutti vinti sebbene ignorati da chi invece avrebbe dovuto prenderne atto. Nemmeno ne avete tratte le debite conseguenze politiche, scontate altrove ma non a Torino dove le sentenze della giustizia amministrativa sembrerebbero pesare e…valere, a seconda di chi si avvantaggia quella volta.
L’attività venatoria, la caccia, esercizio lecito e consentito dalle leggi dello Stato, da sempre patrimonio e cultura della civiltà piemontese (come Venaria, Stupinigi e Racconigi testimoniano), pare divenuta attività sgradita, dannosa, anche pericolosa, e contro di noi s’assumono provvedimenti penalizzanti, s’adottano metodi discriminatori.
Divieti, limitazioni, iniziative politiche contro l’esercizio venatorio; l’ultima, del mese passato, è molto grave, a significare scarso rispetto per le regole del dialogo e della concertazione con le parti: si è votato un emendamento legge che vieta, senza ragioni scientifiche, la caccia a specie sempre cacciate, e proprio nel giorno in cui si presentava la bozza della nuova legge regionale sull’attività venatoria, importantissima perché il Piemonte ne è tutt’ora privo.
Un vero colpo di mano, anche se altri lo definiscono…un blitz, insomma una di quelle “furbate” tipiche della politica italiana, troppo avvezza a sordide manovre per raggiungere i propri scopi, ma che così svuota di contenuto il nascente strumento legislativo piemontese, condizionando in maniera irreparabile i futuri calendari venatori.
È toccato ai cacciatori, domani potrebbe essere la volta dei pescatori, o di cercatori di funghi e tartufi, raccoglitori di lumache e rane, tutti cultori di antiche passioni che legano l’uomo piemontese al territorio, alle sue risorse naturali. Nemmeno paiono al riparo agricoltori e allevatori, in particolar modo quelli delle aree più disagiate come la montagna e dove la ruralità si scontra con il fanatismo di certe istanze animal-ambientaliste che vorrebbero trasformare il Piemonte in unico parco, un’oasi consegnata ad una natura che così ridiventerebbe padrona assoluta del territorio.
Presidente Chiamparino noi sappiamo bene cosa serva per diventare cacciatore in Italia, quali requisiti di legge vadano rispettati, quali costi s’affrontino e quante tasse si paghino a Stato e Regione, quale sia il contributo dell’attività venatoria al ristoro dei danni da fauna selvatica a campi e coltivi e alla corretta gestione dell’ambiente.
Di noi cacciatori si sa tutto: chi siamo, quanti, da dove veniamo, quanto costiamo o quanto rendiamo in termini economici alla società; lo stesso non vale per chi ci avversa regolarmente, e così noi ignoriamo quanti siano realmente questi detrattori, se paghino di tasca propria o invece costino solamente, quanto di utile producano per la collettività. Qui gli amanti di Diana e Sant’Uberto ricevono un pessimo trattamento, senza eguali in Europa dove la nostra categoria viene rispettata e considerata al pari di altre egualmente importanti, non come fossero figli d’un Dio minore!
Esageruma nen presidente, perché se anche i cacciatori piemontesi non scrivono letterine di Natale, e nemmeno credono più alla Befana o chiedono doni, quantomeno s’aspettano il giusto rispetto e considerazione. Lo vogliono.
Stia infine tranquillo per l’ormai prossima Notte Santa 2015, perché se anche vedremo un uomo vestito di rosso solcare i cieli delle nostre città su una slitta trainata da un tiro di renne, nessuno di noi sparerà loro scambiandole per cervi delle magnifiche montagne piemontesi: i cacciatori sono anche molto preparati e rispettosi delle regole.
Esageruma nen pressident Sergi Chiamparino, ma Bon-e Feste ‘dcò a chiel.
FIdC Piemonte - Consiglio regionale