È stata ancora una volta
Roma ad accogliere a pochi giorni dalla fine dell'anno i dirigenti nazionali, regionali e provinciali della Federcaccia convenuti per l'Assemblea Nazionale Straordinaria numero 50 ad assolvere a quello che oltre a costituire un appuntamento statutario è un momento di incontro e confronto sulla realtà politico venatoria e associativa del Paese.
I lavori sono stati aperti dal vicepresidente Lorenzo Carnacina, responsabile dell'Ufficio gestione ambientale, che ripercorrendo la positiva attività di quest'anno ha sottolineato il crescente riconoscimento del ruolo dell'Ufficio da parte di Istituzioni ed Enti diversi, frutto anche della serietà delle ricerche svolte. "Un impegno, quello di ricerca - ha ricordato Carnacina - che ha richiesto un investimento economico importante, in gran parte coperto oltre che con le risorse della Federazione a tutti i livelli, dall'adesione ai diversi studi di Atc, CA, Associazioni e perfino singoli finanziatori, a dimostrazione, e questa è la soddisfazione più grande, che abbiamo saputo costruire una rete di rapporti a livello nazionale e far comprendere l'importanza per la caccia della gestione in prima persona dell'attività tecnico scientifica. Oltre a rafforzare sempre più questo aspetto l'impegno per il futuro è quello di concentrarci sul mantenimento e il ripristino degli ambienti a favore della selvaggina naturale, fino a che il ricorso al prontacaccia non rimanga un ricordo".
Dall'analisi delle diverse voci del bilancio di previsione per l'esercizio 2016 predisposto - approvato all'unanimità - che presenta anche in questa occasione il pareggio economico-finanziario, illustrato dal Presidente Dall'Olio, emerge il sempre crescente impegno, anche economico, sostenuto dalla Federazione sia a sostegno delle già ricordate iniziative scientifiche e di ricerca, sia a tutela della caccia sotto l'aspetto giuridico, che ha portato a una serie di iniziative legali condotte con efficacia attraverso lo studio Morbidelli di Firenze, in particolare con l'avvocato Alberto Maria Bruni, che vanno da richieste di accesso agli atti nei confronti del Ministero dell'Ambiente e Ispra al ricorso al Tribunale Europeo per denunciare la disparità di trattamento fra il nostro Paese, Francia e Spagna sulle tre specie divenute problematiche: ovvero beccaccia, cesena e bottaccio e le relative date di chiusura, già anticipate rispetto ai calendari degli altri Paesi citati.
"Per specie che non sono in sofferenza non possiamo accettare che si voglia dare un colpo basso alla caccia per una attenzione particolare nei confronti di chi chiaramente vuole ridurre la caccia ai migratori - ha detto Dall'Olio -. La selvaggina migratoria merita rispetto, ma non è possibile continuare a basarsi su dati vecchi, non dare luogo a nuove ricerche e in mancanza dei report che l'Europa chiede e che il nostro Stato non è in grado dare, pensare di risolvere tutto con la chiusura anticipata di dieci giorni".
Ma l'impegno della Federazione, ha ricordato il Presidente, va anche in una recuperata attenzione verso la piccola stanziale di pregio, altrettanto bisognosa di attenzioni che non siano ripopolamenti a uso del carniere; in una valorizzazione, anche economica, della carne di selvaggina, ungulati in particolare; in una comunicazione che esca dall'autoreferenzialità, ripetendo l'apprezzata realizzazione di un numero speciale per contenuti e grafica del numero 3 di quest'anno de "Il Cacciatore Italiano"; nella partecipazione a progetti Life europei; come quello in corso di valutazione che riguarda la starna e che vede partner Federcaccia; nella stesura di linee guida per la gestione della piccola fauna stanziale affidate alla referenza scientifica della dottoressa Romeo, anche lei presente all'assemblea, così come l'ideazione e il consolidamento del geo database; nel proseguire sulla strada della riqualificazione e valorizzazione del personale.
"Dobbiamo - ha concluso - diventare elemento di confronto ineludibile per le Pubbliche amministrazioni e per farlo serve dotarsi di mezzi e di competenze".
Altro punto nodale all'ordine del giorno: la Conferenza di organizzazione.
Sul territorio, dopo Lombardia e più recentemente Toscana ed Emilia Romagna, continueranno gli incontri per illustrare e confrontarsi con i dirigenti delle diverse regioni sui temi della riorganizzazione della Federazione. Chiedendo a tutti i dirigenti di essere accompagnato in questo processo, condiviso con il Consiglio di Presidenza e il Consiglio Nazionale, il presidente ha ribadito che l'obbiettivo è il rafforzamento economico e strutturale di ogni associazione regionale affinché queste siano in grado di affrontare, dal punto di vista culturale, tecnico, scientifico, organizzativo e politico la salvaguardia degli interessi della caccia. Una Federazione che non abbia più valore di solo sindacato, ma una struttura che si occupi di gestione faunistica e venatoria con più alte competenze, da acquisire rapidamente nell'immediato futuro.
Una nuova Federcaccia, che senza dimenticare i suoi valori e la sua storia, sia pronta a confrontarsi con le Regioni che dopo l'abolizione delle province avranno anche competenza sulla caccia. Il tutto senza penalizzare le strutture periferiche, provinciali e comunali, che mantengono e devono anzi ancor più qualificare il loro ruolo di presidi sul territorio, innalzando la loro professionalità e attraverso questa il livello dei compiti svolti e dei servizi offerti.
"La caccia è parte della cultura dell'uomo, sta alla sua stessa origine - ha detto -. Dobbiamo renderla di nuovo presentabile, riabilitarla agli occhi dell'opinione pubblica e questo passa anche attraverso una nostra ristrutturazione. Per le risorse che ancora abbiamo, la nostra storia, la nostra capacità di pensiero e azione, darci una nuova struttura significa dare un contributo all'intero sistema caccia. E questa revisione interna diventa anche sinergica all'unità, alla quale non possiamo rinunciare".