Il Consiglio di Stato ha accolto il ricorso in appello della Regione Friuli Venezia Giulia che chiedeva di riformare l'ordinanza del Tar del Friuli Venezia Giulia n.558/2015 con cui è stata sospesa la delibera della Giunta regionale del 17 luglio 2015 contenente l'”Atto di indirizzo per la gestione faunistico-venatoria nell'annata venatoria 2015-2016” e il relativo allegato A, parte integrante della deliberazione.
L'assessore regionale alla Caccia Paolo Panontin ha espresso grande soddisfazione per la decisione assunta a tempo di record dal Consiglio di Stato, visto che il ricorso era stato presentato il 28 dicembre 2015. “Viene così bloccato - ha commentato Panontin - un provvedimento inutilmente gravoso e non giustificato”.
Il Consiglio di Stato, accogliendo l'appello della Regione Friuli Venezia Giulia, ha sospeso l'esecutività dell'ordinanza del Tar fino al 14 gennaio 2016, data per la quale ha fissato la discussione in camera di consiglio. Nella sua impugnativa al Consiglio di Stato la Regione aveva chiesto proprio il rilascio di una misura cautelare provvisoria relativa agli effetti dell'ordinanza del Tar.
Secondo la Regione, la decisione di sospendere l'atto di indirizzo da parte del Tribunale amministrativo regionale era da valutare “errata in quanto frutto di una non corretta interpretazione del quadro normativo di riferimento”. In base alla normativa vigente, infatti, in attesa dell'adozione dei Piani venatori distrettuali (Pvd) attuativi del Piano faunistico regionale (Pfr), è consentito esercitare l'attività di programmazione faunistico venatoria sul territorio regionale sulla base degli atti di indirizzo espressamente previsti nella legge regionale 6/2008. Proprio alla luce della legge 6 quindi, in attesa dell'operatività del Pfr, la Regione poteva, e può, dotarsi, per la programmazione venatoria, di atti di indirizzo generale.
La Regione, nel suo ricorso al Consiglio di Stato, ravvisava che il Piano faunistico è stato sì approvato, ma ad attività venatoria già iniziata, con piani di abbattimento necessariamente già recepiti dai distretti venatori e dalla Regione stessa. Il Piano faunistico non poteva essere immediatamente reso operativo (la stagione venatoria era già iniziata il 15 maggio) in assenza dei Piani venatori distrettuali, per l'adozione dei quali la lunga e complessa procedura non avrebbe consentito una rapida e completa applicazione.