Michele Bonesi vive tra la provincia di
Novara e
Varese, ha 28 anni e fa la Guardia Particolare Giurata in forza sul Servizio di Trasporto e Scorta Valori. Un vero appassionato di caccia, convinto che per capirla bisogna viverla, gustandone ogni aspetto, ogni momento, ogni emozione. Per Michele, infatti, la
caccia è sicuramente vivere in simbiosi con la natura: “dal mattino quando è ancora buio, col vento che ti taglia in viso, fino al tiepido tramonto autunnale/invernale che si trasforma in fioca nebbia e non solo, anche in primavera ed estate, quando si va alla cerca del magico folletto del bosco; ma anche al di fuori delle giornate di prelievo, durante le pulizie dei sentieri e altane, durante i censimenti e le passeggiate il cui scopo è solo la speranza di avvistare qualche bell'esemplare, che poi magari si cercherà di ritrovare al momento giusto”.
Il giovane cacciatore si è letteralmente innamorato di questa attività già da bambino quando – ci racconta – “
mi piaceva andare sempre a passeggio e giocare nel bosco. A ridosso vi era uno stupendo capanno di caccia per la migratoria. Lì vedevo sempre gli anziani del paese che andavano a caccia e, in tutti i dintorni di questo magico luogo nel bosco, mi mettevo a raccogliere tutti i bossoli colorati che si nascondevano a terra tra le foglie, per poi portarli a casa e sognare fantastiche avventure di caccia con i miei fucili, allora stupendi giocattoli, che mi regalava papà”.
“Più su con gli anni, da ragazzini, – prosegue Michele – si allungavano sempre più gli orizzonti del proprio territorio, spingendosi sempre più in là, esplorando boschi e campi coltivati dei paesi limitrofi, a piedi e anche con l'utilizzo della bicicletta con gli amici. Intorno ai 13/14 anni il mio caro amico Sebastian mi invitò a seguirlo nella
squadra di cacciatori di cinghiali di un paese limitrofo al nostro, dove avremmo avuto l'importante compito, ed onore, di portare i cani, accompagnando qualche cacciatore; lì trovai fantastiche persone, che fecero crescere sempre di più in me questa fantastica passione venatoria”.
Michele caccia prevalentemente il
cinghiale; tuttavia il territorio gli dà possibilità anche di andare alla cerca di
fagiani e
starne, di
anatre che passano sopra le risaie e lungo i fiumi, di
tordi e
cesene (chiamate in dialetto "viscard") che si trovano tra le vigne dei colli novaresi, di
lepri e
minilepri, di
beccaccini nelle risaie tagliate ed inoltre della regina
beccaccia che, ci dice, “la si può trovare in ogni bosco, ma a me piace andare a cercarla nella cornice del versante sud del Mottarone con i suoi stupendi paesaggi che fanno da sfondo”.
“Mi piacerebbe iniziare anche la
caccia di selezione – racconta Michele –; appena riuscirò a trovare il tempo necessario, mi iscriverò ad un corso anche per questa abilitazione”.
Il padre di Michele è un imprenditore agricolo per cui anche lui vorrebbe fare della sua passione per la caccia un lavoro, per contribuire alla
salvaguardia dell'ambiente o anche lavorare per promuovere tutto ciò che ruota intorno al mondo venatorio, anche come come testimonial.
“La caccia, la natura, l'agricoltura, la famiglia – ci confessa Michele –, fanno parte della nostra cultura e delle nostre tradizioni, e tutto ciò va difeso e coltivato insieme ai nostri valori”.