E' operativo in Umbria il nuovo regolamento sulla caccia al cinghiale. Le novità introdotte, riguardano la caccia al cinghiale in forma singola e l’assegnazione di gruppi di settori contigui in funzione dei punteggi ottenuti nella precedente stagione venatoria. Inoltre è prevista la compartecipazione al pagamento dei danni da parte delle “squadre” e dei “singoli” nei distretti che durante la scorsa stagione venatoria non hanno raggiunto il piano di abbattimento previsto dagli Atc.
“Alla luce delle novità introdotte – si legge in una nota ufficiale dell'Arci caccia Umbria –, da subito abbiamo segnalato alcune criticità di quanto la Regione ha prima proposto e poi approvato con l’appoggio, allora, di alcune sedicenti Associazioni tanto amiche dei praticanti la caccia al cinghiale. I problemi sono emersi per stabilire la quota d’iscrizione al distretto dei cacciatori singoli e per la possibilità di cacciare all’interno dei settori non occupati dalle squadre. Il conflitto tra cacciatori è un “crescendo”. Presto si dovrà andare all’applicazione del dettato dell’articolo 5 comma 8, l’assegnazione di gruppi di settori contigui nel rispetto di una graduatoria stilata. Si parte nella stagione venatoria 2016-2017? Se il punteggio è assegnato secondo i criteri del regolamento, non è completamente chiaro. Se ne parlerà nel 2017?”
Una interpretazione letterale sembrerebbe dire che le squadre sceglieranno i settori in ordine di “graduatoria” già nel 2016, ma è facile immaginare – dicono dall'Associazione – che, chi è primo, avrà dei vantaggi, alcune, forse gran parte delle squadre si vedrebbero assegnati settori di scarso valore venatorio e allora polemiche, inimicizie, contenziosi”.
L’Arci Caccia auspica quindi che prevalga il buon senso e che gli A.T.C. siano in condizione di poter procedere all’assegnazione dei settori senza problemi.
L'associazione sottolinea anche che i passaggi ancora da definire vedono, tra l’altro, stabilire (articolo 15), che la squadra è tenuta a corrispondere un contributo stabilito dall'A.T.C. quale quota di iscrizione al distretto di assegnazione (articolo 12-bis) e calcolata ai sensi dell'articolo 4 del Regolamento regionale 24 febbraio 2010, n. 5. “Chi raggiunge il piano di abbattimento pagherà quanto chi non riesce? Quanti euro per chi non raggiunge l’obiettivo perché nel settore non ha la presenza “oggettiva” dei selvatici, ma invece lì ci sono i danni all’agricoltura?”
In definitiva l'Arci Caccia chiede alla Regione che vengano stabiliti i modi, i tempi e i luoghi della caccia al cinghiale e contestualmente lo spazio e il ruolo delle altre forme di caccia.
L'invito è quello di non perseverare negli errori, non alimentare l'idea di un mondo venatorio litigioso e incapace di gestire e di non screditare la “caccia sociale” e la fauna oggi bene pubblico.