Italiani sempre più anziani, i cacciatori non fanno eccezione. E' un dato di fatto che la
caccia soffra da tempo un invecchiamento progressivo dei suoi appassionati (si dice addirittura che la maggior parte dei cacciatori abbia passato i sessanta). Il che si deve a diversi fattori, non ultimo la crescente
urbanizzazione delle campagne ed il cambiamento culturale dovuto a stili di vita moderni. Ma questa situazione pare sempre di più essere anche uno specchio della condizione generale anagrafica del Paese. Le
proiezioni Istat per il prossimo futuro sono chiare: se nel 2015 le persone fra 0 e 14 anni rappresentano il 13,8% della popolazione, nel 2065 (secondo lo scenario centrale) si attesteranno al 12,7%. La popolazione di 65 anni e più, di converso, fra il 2015 e il 2065 crescerà dal 21,7% al 32,6%. La popolazione di 85 anni e più, ancora, che nel 2015 rappresenta il 3,2% della popolazione, nel 2065 si dovrebbe attestare al 10,0%. La popolazione in età attiva (fra i 15 e i 64 anni), infine, si contrarrà dal 64,6% del 2015 al 54,7% del 2065.
L'
Italia infatti in tal senso risulta essere uno dei Paesi più vecchi del Mondo. Da noi un cittadino su 5 è over 65. L'indice di vecchiaia della popolazione, ossia il rapporto tra la popolazione anziana (65 anni e oltre) e la popolazione più giovane (0-14 anni), è in crescita e destinato a salire. Certo, per la caccia quello dell'invecchiamento continuo è un problema esistenziale. Ecco perché occorre tentare di invertire la tendenza,
incentivando sempre più giovani ad avvicinarsi a questo mondo e a riscoprire un rapporto vero e diretto con la natura. Molti giovani stanno abbandonando le città e investendo le proprie risorse e la propria formazione nelle attività prima relegate ad un mondo contadino in decadenza. Le cose possono cambiare anche per la caccia? Vedremo.