Legambiente protesta per il proseguimento della caccia in Friuli, dopo l'annullamento del Piano Faunistico Venatorio da parte del Tar. "In questi giorni si sta continuando a sparare alla fauna selvatica sulla base dei Piani Venatori Distrettuali. Ma - spiega l'associazione ambientalista -, come dice la legge regionale, il Piano venatorio distrettuale (PVD) è l'atto di programmazione venatoria che attua, sul territorio di ciascun Distretto venatorio, strategie e obiettivi del PFR”.
Atti che sono da ritenersi decaduti con la sentenza del tribunale amministrativo, sostiene Legambiente, poiché la legge prevede che “Nessuna specie stanziale può essere oggetto di prelievo o di un provvedimento di gestione venatoria in assenza della relativa previsione nel PVD” , e quindi "la caccia va immediatamente fermata".
Legambiente chiede che venga messa mano "all'impianto normativo regionale difforme dai parametri costituzionali, rielaborata una pianificazione che tenga conto specificatamente delle indicazioni dell'Istituto Superiore di Ricerca e Protezione ambientale, con particolare riferimento alla caccia con i segugi, alla caccia nelle zone di addestramento cani e nelle zone cinofile, al divieto di utilizzo delle munizioni con il piombo nelle zone umide, alle immissioni di fagiani pronta caccia. Va inoltre abolito il principio dell'autogestione venatoria che consente oggi ai cacciatori del Friuli Venezia Giulia di gestire da soli la fauna selvatica, definita dalla legge quale “patrimonio indisponibile dello Stato”.
"Crediamo che la battaglia di ricorsi e carte bollate in atto non sia il modo migliore per risolvere la grave situazione creata dalla complicatissima legislazione regionale sulla materia - continua la nota -. Ci vorranno mesi, e se per quest’anno la caccia si fermerà e non sarà certo un dramma. Non si può pensare che il Friuli Venezia Giulia continui ad esercitare la caccia in assenza della pianificazione faunistica e venatoria, prevista e obbligatoria da una legge dello Stato di ben 24 anni fa. E non si può nemmeno immaginare che la Regione si presti ad ulteriori artifizi ed equilibrismi amministrativi per aggirare obblighi di Legge - conclude Legambiente -, in potenziale danno di un patrimonio pubblico quale è la fauna selvatica".