27 anni, di Masio, in provincia di Alessandria sul confine con la provincia di Asti, impiegato in una ditta di trasporti, volontario alla Croce Verde e appassionato, oltre che di caccia, di snowbord e di escursionismo d'alta quota. E' il profilo del nostro Federico Castello, giovane seguace di Diana fin da ragazzino. “All’età di 16 anni - dice - ho cominciato a seguire il compagno di mia mamma nell’attività venatoria, in un primo momento senza fucile poi appena compiuti 18 anni ho conseguito l’esame e il mio sogno si è avverato, sono diventato cacciatore a tutti gli effetti. Con il passare degli anni ho imparato molti “trucchi” del mestiere anche se, come dico sempre, non si è mai finito di imparare”.
Pratica per lo più la caccia al cinghiale, una passione che lo ha stregato fin da subito per “l'adrenalina che ti sale in corpo con questo tipo di caccia” dice. Da 5 anni è anche selecontrollore e si sta appassionando alla caccia al capriolo con la canna rigata. Per lui questa attivit�è uno stile di vita da difendere e rivendicare. "Bisogna ribaltare l'opinione negativa che hanno purtroppo molti giovani che non la conoscono" sottolinea. “Occupo molto del mio tempo alla caccia – spiega Federico - cerco di farla conoscere anche alla gente che non la conosce, spiegando cosa siamo noi cacciatori per l’ecosistema e come ormai la caccia stia diventando una gestione per garantirne un adeguato sviluppo”. Lo fa soprattutto nei confronti dei propri coetanei, che dice, sono i primi a vedere con sospetto i cacciatori.
“La Caccia e i Cacciatori – continua Federico - insieme alle persone che vivono la natura, sono le uniche figure che possono dare una mano alla salvaguardia dell’ambiente perché conoscono i problemi che vi si presentano e di conseguenza sanno risolverli, chi scrive o comanda da dietro una scrivania in centro città non ha la più pallida idea di cosa voglia dire vivere la natura”.
Federico spera un giorno nell'unione delle associazioni venatorie. Le immagina come un unico organismo che accolga tutti i cacciatori, senza distinzioni di pensiero politico. Nel frattempo, lo scorso anno, insieme ad alcuni ragazzi della sua zona (e all'amico Alessandro Goggi, vedi profilo su BigHunter Giovani) ha fondato la sezione alessandrina dell'Urca (Unione Regionale Cacciatori Appennino) con l'obiettivo di sentirsi maggiormente coinvolti nella gestione e valorizzazione della fauna selvatica, ma anche per impegnarsi nella formazione del cacciatore.
Abbiamo chiesto a questo giovane cacciatore di raccontarci una vicenda vissuta in prima persona, che sintetizzi il suo rapporto con la caccia. “L’esperienza di caccia che non scorderò per tutta la vita – risponde - è la prima volta che mi si è presentato il Re del bosco davanti”. Ecco il racconto di quella giornata:
“Era mercoledì 13 ottobre del 2007, appena arrivato a casa da scuola ho chiamato la mia squadra chiedendo informazioni sull’esisto della cacciata, appena gli dissi che ero a casa mi gridarono di andarmi subito a piazzare sul solco “della Rù” (della Rovere) sul confine con Asti perché i cinghiali erano in piedi e puntavano proprio lì. Posai lo zaino, mi cambia velocemente, presi il mio fedele Beretta A301, la cartucciera e corsi fino alla macchina, poi veloce come un missile feci i 3 km che mi separavano da quel benedetto solco. Arrivai, posai l’auto, misi velocemente 3 cartucce nel fucile e in meno di 2 minuti mi si presentò una stupenda femmina a non più di 30 metri, ci guardammo per quei pochi secondi (interminabili) e BAM una fucilata dritta in mezzo agli occhi e il corpo di quella stupenda creatura rotolò fino ai miei piedi. Un’esperienza difficile da spiegare ma che non dimenticherò mai più”.
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