Riceviamo e pubblichiamo:
Venerdì 10 giugno, alle ore 10.30, Piazza Castello a Torino si riempirà. Sarà colma di uomini e donne, padri e madri di famiglia, torinesi e non solo, gente che ha raggiunto la maggior età e possiede il diritto al voto, paga le tasse, ha fedina penale limpida e nessun problema con la giustizia.
Chi potranno essere queste curiose persone: marziani? E poi: per quali motivi saranno arrivate sin lì? Magari per ascoltare la giovane e capace Chiara Appendino, meritoria candidata alla poltrona di sindaco della città di Torino? Oppure il suo forte e competitivo avversario, lungo e secco come un salice d’inverno, ma politico astuto e d’esperienza e che risponde al nome di Piero Fassino?
No signori, per nessuno di loro perché quel giorno a Torino manifesteranno i soli cacciatori.
Ai cacciatori piemontesi del ballottaggio torinese nulla interessa, tanto da poter augurare al migliore dei due di vincere, ed a quello che soccomberà d’accettare con sportività la sconfitta, ma saranno invece lì, proprio nella piazza dove fu il primo Senato dell’Italia Unita, per manifestare un profondo dissenso verso la politica di Regione Piemonte nei confronti dell’attività venatoria.
I cacciatori piemontesi, un popolo antico e ricco di cultura, tradizioni e storia, reclamano rispetto, lamentando comportamenti lesivi, addirittura persecutori, da parte di chi dovrebbe gestire l’attività venatoria con equilibrio e giustezza, applicando leggi che altrove sono sacrosante e qui lo diventano solo dopo un pronunciamento del TAR, sentenze lette e subito dimenticate. Come per un libro troppo difficile da capire.
Il 10 giugno migliaia di persone per bene sfileranno per le vie del centro, civili ed ordinate quali sanno essere coloro che vivono una passione seria, sana come tutte le attività che legano l’uomo all’ambiente ed alle sue componenti, gente semplice che non ha smarrito il senso della realtà e non rinnega radici rurali e contadine.
Non si strumentalizzi l’evento, perché nessuno ha loro armato la mano, o impartito ordini. Non l’ha certo fatto nemmeno con le associazioni venatorie, perché i cacciatori piemontesi rifuggono alle logiche della squallida politica di bottega e non vogliono omologarsi a questo o quell’altro schieramento partitico, convinti che le proprie ragioni ormai debbano essere difese da loro stessi, non schiacciate sotto una logica d’interessi che ti coccola e blandisce quando cerca il tuo voto, ma poi t’abbandona senza pietà quando non gli servi più.
Il 10 giugno, a Torino, i cacciatori saranno tanti, e ci scusino Appendino e Fassino, se l’attenzione non sarà per loro: quel giorno Torino respirerà i profumi e udrà suoni del bosco, odorerà di praterie alpine, colli ubertosi o distese assolate di biondo grano, di umide e nebbiose risaie. Il 10 giugno 2016 è giorno di festa per caccia e cacciatori piemontesi.
Federcaccia Piemonte, ANLC, Enalcaccia, EPS, Anuu Migratoristi
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