Riceviamo e pubblichiamo:
È di ieri una comunicazione indirizzata ad ATC e CA piemontesi dalla segreteria del “Settore conservazione e gestione della fauna selvatica e acquacoltura” della Regione.Nella missiva, avente ad oggetto “spese per la manifestazione di Federcaccia del 10 giugno u.s.”, si legge testualmente: “…al fine di corrispondere ad una analoga richiesta degli Organi istituzionali regionali si chiede di comunicare se questo ATC/CA ha sostenuto spese per i mezzi di trasporto o altro per la manifestazione di Federcaccia del 10 giugno…”
Come Federcaccia Piemonte non possiamo che restarne sconcertati, ma alcune precisazioni ed osservazioni sono doverose. Per prima cosa la manifestazione è stata organizzata da cinque differenti associazioni venatorie riconosciute ai sensi della l.157/92, e non dalla sola Federcaccia.
Quel giorno migliaia di cacciatori sono civilmente scesi in piazza, esasperati dal comportamento della Regione che altro non fa che penalizzarne l’attività, con divieti e limitazioni uniche in tutt’Italia; in quelle stesse ore poi veniva depositato l’ennesimo ricorso al Tar, il quarto in venti mesi, dopo che le precedenti vittorie erano state vanificate dalla cocciutaggine della politica piemontese. Si caccia per passione, o per tradizione, ma lo si fa in primo luogo perché lo consentono le leggi dello Stato, quelle dell’Europa, fors’anche quelle divine, non ravvisando noi nei testi sacri nulla che osti alla pratica venatoria.
Detto questo il diritto di manifestare, così come quello di associazione, non dipende da noi, non ce siamo appropriati in maniera proditoria, ma nemmeno esso è frutto di una…concessione regionale, trovando invece saldissimo fondamento nei principi della Costituzione Italiana.
ATC e CA gestiscono e programmano sul territorio l’attività faunistico-venatoria, e la l.157/92 assegna loro precisi compiti, delegandone alla conduzione rappresentanze ben diversificate, provenienti dal mondo venatorio, agricolo, ambientalista e quello degli enti locali. Pare dunque sia massima la possibilità d’esplicare attraverso questo strumento, che ora Regione Piemonte vorrebbe stravolgere, il controllo della fauna selvatica nel pieno rispetto di ambiente e biodiversità.
ATC e CA sono finanziati e sostenuti da soldi e prestazione d’opera gratuite fornite dai cacciatori (basti qui solo pensare ai censimenti di fauna ungulata e avifauna alpina), si alimentano dunque con contributi privati e non con fondi pubblici, e sebbene ricevano, sempre quando ciò avviene, fondi di funzionalità, sono comunque strutture associative di diritto privato pur se di pubblico interesse.
La stessa Regione Piemonte regolamenta la possibilità di contenzioso a lei avverso, escludendo che questo possa avvenire con fondi istituzionali; noi tutti però sappiamo bene da dove arrivino le risorse di ATC e CA.
Ci penseranno dunque i singoli ATC e CA ha fornire alla Regione risposta al quesito, ciò non di meno pare a noi che quest’iniziativa, singolare per tempismo, tenda più che altro ad…intimidirne l’azione, dovendo ATC e CA in primis garantire l’esercizio dell’attività venatoria, e dunque tutelare gli interessi dei cacciatori loro associati.
La manifestazione del 10 giugno, voluta da cinque diverse associazioni venatorie, capaci assieme di rappresentare quasi il 90% dei cacciatori piemontesi, andava in quella direzione, e dunque a noi sembra molto grave e pretestuoso che Regione Piemonte assuma nei loro confronti tali iniziative.
Forse sarebbe ora che la questione “caccia piemontese” abbandonasse le aule di via Alfieri e corso Stati Uniti, e venisse portata all’attenzione di organi ed enti superiori, finanche quelli europei, là dove si regolamenta la misura di una zucchina o un cetriolo, e nulla si dice sulle continue violazioni alla legalità nei confronti di un’attività antica e nobile qual’ è la caccia.
Federcaccia Piemonte