Nei giorni scorsi Ispra ha respinto la richiesta della Regione Liguria per la caccia in deroga delle specie tordela, frosone e fringuello da settembre a novembre 2016. Appellandosi all'art. 9 della Direttiva Uccelli, che al comma 1 stabilisce che le regioni possono derogare al divieto di caccia (per quelle escluse dall'elenco delle specie cacciabili) sempre che non ci siano soluzioni alternative (che nel caso della caccia ricreativa vengono automaticamente meno), la Regione ha richiesto la deroga secondo la lettera c, ovvero l'opzione che consente di derogare ai divieti “in condizioni rigidamente controllate e in modo selettivo”, per il prelievo di uccelli in “piccole quantità”.
La questione della determinazione della piccola quantità, è, al solito, il vero fulcro della questione. Da un lato la legge 157/92 impone all'Ispra di determinarla annualmente, dall'altra, Ispra, istituto vincolante sul regime di deroga, continua a ripetere che non è possibile determinarla. Non solo non adempie ai suoi compiti ma nega la possibilità, sfruttata per esempio dalla Francia, indicata nero su bianco dalla Direttiva Uccelli e certificata dai lavori del Comitato Ornis, di considerare come piccola quantità semplicemente qualsiasi valore di prelievo inferiore all'1% della mortalità annua totale della popolazione interessata (valore medio). Un criterio che secondo Ispra invece non sarebbe applicabile per la maggioranza dei passeriformi, in particolare a quelli migratori.
A quanto pare, dunque, Ispra continua a sottrarsi ai suoi precisi compiti, non lesinando pareri non richiesti (e non di competenza), come che "il regime di deroga, di fatto, avrebbe come principale conseguenza l'aumento del numero di specie cacciabili sul territorio nazionale, includendone due non cacciabili in Europa", così scrive nel parere inviato alla Liguria. Una frase del genere, scritta in un parere tecnico, è una considerazione imprecisa e fuorviante che esula dai compiti dell'Istituto e che fa trapelare la netta contrarietà dello stesso ente sull'applicazione generale delle deroghe, che invece la Direttiva prevede anche per motivi ricreativi e amatoriali, com'è chiarito dalla realtà dei fatti di ciò che avviene in Francia e a Malta.
Visti i ripetuti pareri contrari Ispra e la conseguente evidenza negli anni dell'impossibilità in Italia di giungere al calcolo della piccola quantità, sorge un dubbio inquietante, ovvero che in Italia una parte del regime di deroga stabilito della Direttiva Uccelli, non è e non sarà mai applicabile, a causa delle considerazioni arbitrarie dell'unico istituto scientifico accreditato, capace di contraddire se stesso con la semplice omissione di dati disponibili. Se non è accanimento questo... |