Contro la disposizione, inserita nel
calendario venatorio dell'Emilia Romagna, che vieta
“l'impiego di strumenti di comunicazione radio o telefonica nell'esercizio dell'azione di caccia”, salvo in casi di emergenza, si scaglia la
Federcaccia di Ravenna, che ritiene la disposizione in contrasto con la legge 157/92 e per questo,
ha presentato ricorso al Tar. La disposizione si basa infatti sull'articolo 21 della legge quadro nazionale, che impone il
divieto sull'uso di richiami acustici. “Un processo alle intenzioni” dice la Fidc, evidenziando che si dà per scontato che i cacciatori utilizzino il telefonino come strumento di richiamo, e non come solo come mezzo di comunicazione fra persone.
“Si può essere d'accordo o meno, si può disquisire sugli aspetti scorretti dei quali il telefonino è stato ed è (purtroppo) oggetto d'uso improprio ai fini venatori (registrazione-emissione di richiami), ovviamente e giustamente sanzionabili, ma la definizione molto generica di divieto di impiego di strumenti di comunicazione radio o telefonica nell'esercizio dell'azione di caccia, riportata dal calendario venatorio regionale, interferisce con chiara evidenza con la privacy e il diritto di libertà della persona”.
Anche dal punto di vista legale, continua Fidc, le cose non quadrano, poiché essendo il calendario venatorio un regolamento locale e non una legge dello Stato, non può, con il suo ruolo di atto amministrativo, prevalere sulla legge di riferimento che si trova ad un livello gerarchico-giuridico superiore. Ed è pertanto in forza di tutto quanto fin qui detto, ma in particolar modo al riguardo della privacy personale, che la Federcaccia di Ravenna ha presentato un ricorso al TAR regionale di Bologna avverso l'articolo 13 comma 4 del calendario venatorio regionale 2016-2017.
La Fidc ravennate contesta il calendario regionale anche per altri motivi: come l'“incongruenza sul fatto che venga posto il divieto di cacciare sulle capezzagne dei frutteti specializzati e non permettervi l'accesso al cane per lo scovo, mentre per il controllo delle specie opportuniste (gazze, ghiandaie, ecc.) l'accesso e lo sparo sono ammessi, come se si trattasse di ambiente differente da quello dell'attività venatoria standard”. Altro punto critico riguarda gli appostamenti fissi. L'impegno che la Federcaccia ha profuso per far sì che a livello nazionale venisse apportata una modifica alla legge 157/92 per semplificare le modalità di installazione di capanni e altane. La Regione, andando oltre quanto riportato dal collegato ambientale, ha prodotto la "reazione" di altri Ministeri (Ministero Ambiente e Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo) i quali ovviamente hanno bloccato il tutto.