Riceviamo e pubblichiamo:
Come ormai noto a tutti i cacciatori, la Comunitaria è stata anche stavolta il mezzo/strumento utilizzato dal nostro Parlamento per modificare la legge 157/92 e, nello specifico di quest’ultima occasione, per intervenire sull’art. 12 in merito alle modalità di segnatura sul tesserino venatorio dei capi abbattuti di avifauna stanziale e migratoria.
Un espediente che ormai è diventato di uso regolare e periodico, come certi medicinali, se non fosse che stavolta si rischia il mal di pancia invece di farselo passare come si otterrebbe con i farmaci veri. Oggi il testo novellato della legge, arricchitosi – si fa per dire – dell’art. 12, comma 12 bis recita: “La fauna selvatica stanziale e migratoria abbattuta deve essere annotata sul tesserino venatorio di cui al comma 12 subito dopo l’abbattimento”.
Un’evidente debolezza che lo Stato italiano da anni sta dimostrando nei confronti dell’UE, ai cui diktat in materia faunistico-venatoria si sta piegando ripetutamente (salve le critiche a belle parole spese pubblicamente), ma anche una non troppo malcelata svendita della “potente lobby dei cacciatori” all’Europa in cambio non si sa bene di chissà quali altre indulgenze… Lungi da noi un intento di critica del tesserino venatorio in quanto tale: esso esiste sin dal lontano 1977, allorché venne introdotto dall’allora legge quadro n. 968, talché da decenni tutti i cacciatori sono assolutamente abituati alla sua esistenza fisica e all’obbligo del suo utilizzo. Di più: i signori burocrati seduti a Bruxelles – gli stessi che, strictu sensu, stanno facendo disamorare dell’Unione sempre più cittadini europei – non si sa perché abbiano preso di mira proprio uno dei pochissimi paesi che per legge prevedano l’obbligo di segnare per ogni giornata di caccia data, provincia, luogo, capi prelevati per numero e specie.
Non risulta nemmeno nel fornitissimo archivio della FACE che questa norma sia la regola, anzi tutto il contrario: persino il blasonato ONCFS è costretto a condurre indagini a campione sull’andamento dei prelievi venatori realizzati all’insegna dell’adesione volontaria dei nostri colleghi d’Oltralpe, perché in Francia la legislazione non codifica uno strumento “segna-giornate e segna-catture” come appunto il nostrano tesserino venatorio regionale. Il cui principio personalmente ci piace: se è vero come è vero che servano dati sempre più ricchi, solidi, dettagliati, per organizzare una caccia realmente sostenibile perché fondata sulla conoscenza, non si può evidentemente derogare all’introduzione di strumenti di registrazione dei carnieri.
Poi però è indispensabile che i dati annotati dai cittadini cacciatori, vengano concretamente spogliati e poi catalogati per un loro effettivo utilizzo gestionale e qui ci domandiamo quali Ministeri e istituti vari abbiano mai anche solo visionato i dati ricavati dalla lettura dei tesserini operata dalle Regioni (e prima dalle Province). Già, perché è non solo sterile, ma semmai puramente vessatorio (oltre che vagamente truffaldino), imporre a una categoria di cittadini un obbligo con la scusa che sia funzionale alla buona amministrazione, se poi i tesserini forniscono indicazioni condannate a giacere in archivi polverosi e dimenticati.
Se da parte dello Stato e dell’ISPRA si continuerà con la pessima prassi di non tenere conto dei dati che i cacciatori già forniscono da quasi quaranta stagioni venatorie, come incolpare poi i cacciatori stessi di non aver contribuito a produrre i necessari e circostanziati rapporti richiesti dalla Commissione Europea? Non è forse da irresponsabili addebitare ad altri le responsabilità proprie? Ma non è tutto: serve ora che l’applicazione della normativa abbia certezze e sicurezze interpretative. Occorrono tempi di applicazione e modulistica di registrazione certe e tecnicamente idonee per le quali le Regioni abbiano la possibilità di attrezzarsi, anche perché alcuni tesserini regionali come quello della Lombardia addirittura non sono graficamente predisposti per una segnatura progressiva di ogni capo prelevato, in particolare di migratoria.
Con i tesserini per la prossima stagione già in consegna, è lecito attendersi un atto minimo di considerazione per i cittadini (non sudditi) cacciatori del nostro paese. Auspichiamo che la politica italiana, almeno per una volta, abbandoni questi eccessi di follia e pure sulla caccia torni a fare ciò che deve, ossia governare e amministrare con la massima saggezza possibile: ma ormai la fiducia è ai minimi storici.
ANUUMigratoristi Stampa