Il Consiglio di Stato, con ordinanza depositata lo scorso 11 luglio, ha sospeso la sentenza del Tar sul Piano faunistico del Friuli, accogliendo l'appello della Regione, con il quale la stessa si è opposta all'annullamento del documento come richiesto dal ricorso di Federcaccia e delle riserve e di caccia di Forgaria del Friuli, Trasaghis e Ragogna e alcuni distretti venatori.
Due sono le motivazioni che supportano l'ordinanza del Consiglio di Stato: la prima fa riferimento alla legittimità della fase procedimentale - in ragione "delle considerazioni svolte dalla Regione circa la complessità dei dati istruttori relativi alle specie cacciabili e non cacciabili riportati nel Piano" - la seconda, riguarda il rispetto dell'iter previsto dalla legge regionale 6/2008 per l'adozione del Piano, "che nulla dispone" sulla pretesa riapertura "della fase di consultazione e sottoposizione a osservazioni a seguito delle revisioni del PFR".
Dunque il Consiglio di Stato ritiene sussistente il danno grave e irreparabile generato dall'applicazione della sentenza del TAR, "tenuto conto delle presumibili conseguenze dell'interruzione della programmata attività venatoria in Friuli Venezia Giulia". A tal riguardo, evidenzia un comunicato della Regione, basti pensare ad alcuni provvedimenti già assunti dall'Amministrazione regionale, quali i Piani venatori distrettuali e i decreti di abbattimento: provvedimenti che hanno già permesso dal 15 maggio scorso alle doppiette di esercitare il loro diritto di caccia.
In definitiva, quindi, evidenzia ancora la Regione, l'istanza di sospensione ha trovato accoglimento, non solo per il pericolo del danno conseguente al blocco del PFR, ma anche per la riconosciuta fondatezza delle ragioni giuridiche espresse negli atti istruttori.
"Esprimo soddisfazione - ha detto l'assessore regionale alla Caccia e alle Risorse ittiche Paolo Panontin - per un'ordinanza di sospensione che riconosce in modo netto, da un lato, la correttezza del lavoro svolto dall'Amministrazione regionale, e dall'altro lato l'effetto dannoso e prorompente per l'esercizio dell'attività venatoria che l'annullamento del PFR avrebbe potuto arrecare. È tempo ora - ha concluso l'assessore - per una riflessione più serena e per un dialogo e una collaborazione che, non solo in questo ambito, si sostituisca finalmente alla pratica dei ricorsi continui".