Sulla questione del divieto dell'uso dei telefonini a caccia, interviene anche una petizione dell'Associazione Libera Caccia, che in una settimana ha già raggiunto le mille firme. La petizione è indirizzata alla Regione, all’Autorità per le Garanzie delle Comunicazioni e al Garante per la Privacy.
“Per far chiarezza a quanto emerso nella diatriba in essere con la Regione - spiega il presidente regionale Roberto Fabbri - in merito al divieto di utilizzo degli strumenti telefonici, è bene precisare che il calendario venatorio regionale stagione 2016, art. 13.4 indica espressamente che ‘E’ vietato l’impiego di strumenti di comunicazione o telefonica nell’esercizio dell’azione di caccia, salvo quanto previsto dal comma 3 dell’art. 22 del R.R. n.1/2008 (regolamento specifico ed esclusivo solo per chi esercita la caccia alla fauna ungulata ovvero cinghiali) e nei casi in cui risulti di primaria importanza tutelare la salute personale. Durante la battuta o braccata è altresì vietato l’impiego di strumenti di comunicazione radio o telefonica che non servono per i collegamenti organizzativi fra i conduttori dei cani e icapisquadra o per garantire l’incolumità delle persone’.
“Riassumendo - dice Fabbri - solo a chi esercita la caccia collettiva in battutae in braccata al cinghiale è consentito l’uso di questi strumenti radio-telefonici; per chi esercita altre forme di caccia invece silenzio assoluto salvo nei casidi primaria importanza... Sfido chiunque - attacca il promotore della petizione - in caso di pericolo, ad accendere il telefono, digitare il codice pin, cercare la ricezione e chiamare in soccorso l’amico o i famigliari. Questa è una norma assurda e irresponsabile”.
“Si tratta di uno degli aspetti più controversi del calendario venatorio regionale - commenta Fabbri- che riguarda la stagione 2016-2017. Questo divieto è in aperto contrasto con le norme che salvaguardano le libertà individuali di comunicazione, violando i diritti alla riservatezza dei dati personali".