Molti la conoscono per i suoi tanti successi nel mondo delle gare cinotecniche. Ma Elisa, trentenne di Forlì, di professione ingegnere progettista, è anche e soprattutto una cacciatrice. “La caccia è una magica passione chi mi ha trasmesso mio nonno. Lui mi ha insegnato a viverla come una meravigliosa avventura , fatta di sveglie all'alba,camminate in solitaria con il proprio cane alla ricerca di un selvatico con il quale misurarsi. Non sempre si torna vincitori, anzi , ma quello che è certo è che si torna contenti e soddisfatti per le emozioni che si sono vissute con il proprio amico a quattro zampe”.
Pratica da sempre la caccia con il cane da ferma, la appassiona al punto da non sentire la necessità di passare ad altre forme, anche se non esclude che un giorno possa farlo. Nell'ambito della cinofilia venatoria ha dimostrato una grande determinazione, ottenendo il titolo mondiale a squadre nel 2014.
Caccia e cinofilia viaggiano all'unisono nella sua vita. “Fin da piccola – ci racconta - mi sono sempre piaciuti i cani perciò, raggiunta un’età tale da riuscire a seguire il nonno, ho iniziato a vivere le prime esperienze di caccia. Ovviamente con me al seguito, a quell’età, l’uscita era più una passeggiata in collina che una battuta di caccia dovendo prestare tutte le attenzioni del caso. Crescendo, la passione per la caccia è aumentata così a 18 anni ho preso la licenza e, insieme al nonno, ho continuato ad andare a caccia”.
“Sempre per via dei cani – continua - , ho iniziato ad avvicinarmi al mondo delle prove , iniziando dalle gare di tipo Sant’Uberto (prove di caccia col cane). Negli anni ho conseguito alcuni ottimi risultati tra i quali la vittoria del Campionato Italiano nel 2013, la partecipazione a 2 campionati del Mondo con la vittoria del Campionato del Mondo a squadre nel 2014. Il merito di questi risultati è senza dubbio del mio “maestro” Massimo Torelli che, con pazienza e dedizione mi ha sempre seguita nel corso degli anni. Per questi successi devo anche ringraziare la mia amata kurzhaar che mi ha affiancato in queste prove , Asia. Con lei passo dalla caccia alle gare sempre con grande soddisfazione”.
Solo chi ha vera passione, secondo Elisa, sceglie di praticare la caccia. “I cacciatori - sottolinea - sono una categoria molto bistrattata nonostante il grande lavoro che praticano tutti i giorni per garantire un equilibrio naturale . Noi cacciatori siamo i depositari di una storia lunga migliaia di anni ,e al giorno d'oggi chi pratica questa attività deve avere una passione smisurata visto tutti gli impedimenti,le regole e i continui attacchi che la categoria subisce da parte di tutti”.
Eppure, sottolinea Mambelli, la caccia da sempre rappresenta una risorsa e un grosso aiuto per l'ambiente e per il mondo agricolo. “I cacciatori lavorano continuamente sul territorio per migliorare la natura e cercare di portare quell'equilibrio che l'uomo “civilizzato” ha cambiato. Purtroppo chi non vive la “ruralità”come noi non è in grado di vedere e capire la cosa ,ma partendo dal contenimento delle specie dannose ,passando a chi pratica la selezione, la caccia svolge un ruolo importantissimo”.
Un grosso problema della caccia è il ricambio generazionale . “Noi giovani siamo pochi e ancor meno sono quelli che riescono a trovare uno spazio tra gli organismi dirigenziali delle associazioni e di chi governa questo mondo. Bisognerebbe incentivare le nuove generazioni a entrare in questa realtà ,affiancandoli e crescendoli, invece in moltissimi casi siamo visti come rivali e lasciati fuori dalle decisioni che programmeranno la caccia in futuro. La caccia sta involvendosi e diventando una passione elittaria sia per i costi che ogni anno bisogna sostenere sia per i regolamenti e tempi che dobbiamo rispettare. Ritengo che questo non vada bene , in questi tempi in cui i giovani hanno poco lavoro e spesso precario sono tantissimi quelli che devono rinunciare a causa degli elevati costi di questa passione. Per il futuro mi auguro di poter continuare a cacciare con i miei kurzhaar in tutta libertà sui colli appenninici facendogli fermare dal fagiano alla pernice, passando dalla lepre alla svelta beccaccia”.