Poker, four, vier, quatre, cuatro, quattruor, quattro… 4… insomma, scrivetelo o leggetelo come volete, ma il succo del discorso è quello: la parte maggioritaria del mondo venatorio, senza arroganza ma solo usando buon senso e chiedendo rispetto delle norme, ha nuovamente avuto ragione degli amministratori piemontesi. Per la quarta volta!
Il 27 luglio 2016, a Torino, s’è riunito il TAR per giudicare del ricorso contro atti regionali presentato da cinque Associazioni Venatorie riconosciute, tra cui ovviamente Federcaccia Piemonte, nove Comprensori Alpini e due Ambiti Territoriali di Caccia.
Il mondo venatorio era giunto speranzoso all’ennesimo appuntamento con la magistratura amministrativa, sull’onda del crescente entusiasmo per il grande successo della manifestazione del 10 giugno; al contrario politica e Regione Piemonte apparivano invece disorientate, confuse e minate da molteplici dissidi e veleni interni che già le avevano indotte, e questa volta saggiamente, ad usare prudenza ritirando quell’emendamento sulla tipica fauna alpina che appariva ai più solo come una sterile ritorsione, la vendetta per le giuste proteste dei cacciatori piemontesi.
Il Tribunale Amministrativo Regionale ha fatto giustizia, e decisa la parziale sospensione del calendario venatorio 2016/17 a causa della mancata inclusione in esso di ben…undici specie normalmente cacciabili in altre regioni italiane, ed emettendo quindi un’ordinanza che ne ha imposto così l’immediato inserimento volto a sanare quel pesante “vulnus”. Un risultato storico per la caccia piemontese, ed una figura barbina per chi quel documento l’aveva così mal assemblato, dimostrando d’avere scarsa conoscenza delle leggi italiane e poco rispetto per gli amministrati cacciatori: da dover cambiare lavoro od incarico molto in fretta, se solo fossimo in una nazione seria! Pensarci su…eh?
In merito poi alla questione legata alla pernice bianca (ed altro), che la Regione aveva pensato bene di vietare per legge dopo averci perso sopra tre consecutivi ricorsi, la questione andrà nuovamente affrontata dai giudici nel merito, e se fosse il caso rimessa direttamente alla Corte Costituzionale che dovrà decidere sulla sua eventuale illegittimità. Un altro flop colossale per assessore e giunta che ne avevano fatto cavallo di battaglia, cercando in ogni modo di sottrarla al legittimo prelievo venatorio dei cacciatori piemontesi, ed esponendo la Regione alle tre brucianti sconfitte precedenti.
S’ aprono ora settimane intense, di vera passione, durante le quali Regione Piemonte dovrà dimostrare d’aver appresa la lezione, ed i cacciatori, ben rappresentati da queste loro cinque Associazioni, accettare il dialogo con le istituzioni per cercare al tavolo delle trattative di sbrogliare la complicata matassa in cui è malamente incappata l’amministrazione subalpina. La volontà di Federcaccia Piemonte e dei suoi compagni di viaggio c’è, ma ora bisogna che dall’altra parte vi sia la piena consapevolezza di come i cacciatori non accetteranno più atteggiamenti ostili o pregiudiziali, persecuzioni verso la loro categoria. Mai più!
“Errare humanum est”, ma siamo ormai giunti alla quarta replica del triste spettacolo, e questo francamente è un po’ troppo; specialmente quando si perdono sempre i soldi dei contribuenti piemontesi.
Qui non stiamo mica giocando una partita a…poker!
Federcaccia Piemonte