Riceviamo e pubblichiamo:
Dal 1996 in Piemonte era vietata la caccia agli uccelli acquatici ad eccezione del germano reale e del beccaccino. Ben otto specie di anatidi, tre rallidi e tre caradriformi erano non cacciabili per i cacciatori piemontesi. Addirittura nei primi anni ’90 la Regione Piemonte aveva vietato la caccia alla femmina di germano. Solo per due anni, dopo l’abrogazione della legge regionale 70/96, avvenuta nel 2012, erano state riammesse alla caccia l’alzavola e la gallinella d’acqua.
Una politica venatoria, quella della Regione Piemonte, che mortificava i cacciatori in generale e in particolare i migratoristi. Lo scopo evidente era la cancellazione delle tradizioni di caccia alla migratoria, con un’avversione conclamata all’attività venatoria da parte dell’Ente regionale che negli ultimi anni aveva interessato anche la fauna alpina.
Ed è stato a questo punto che Federcaccia Piemonte, in collaborazione con altre associazioni (ad eccezione di Arcicaccia e Italcaccia) e di molti ATC e Comprensori Alpini, si è opposta in modo deciso alle scelte regionali, arrivando alle impugnative al TAR dei Calendari Regionali.
Questa presa di posizione ha permesso di dimostrare la correttezza delle richieste dei cacciatori piemontesi, troppo evidentemente penalizzati rispetto ai colleghi delle altre regioni italiane. L’ennesimo ricorso, steso dagli Avvocati Prof. Scaparone, e Dott. Burlando, in collaborazione con l’Ufficio Avifauna Migratoria FIdC, ha permesso di evidenziare ai Giudici Amministrativi la difformità delle scelte della Regione Piemonte per quanto riguarda i divieti di caccia su tutte le specie di uccelli acquatici, e soprattutto la mancanza totale di ragioni scientifiche che motivassero tale divieto.
Le documentazioni predisposte dall’Ufficio Avifauna Migratoria sono diventate le memorie tecniche a supporto delle argomentazioni giuridiche, depositate dallo Studio Legale incaricato, e hanno portato all’ordinanza n. 00280/2016, con la quale il TAR impone alla Regione Piemonte l’inserimento di 11 specie di uccelli acquatici nel calendario venatorio 2016-2017.
Una giornata storica, in cui si è dimostrato ancora una volta che i presupposti giuridici supportati da motivazioni tecnico-scientifiche sono decisivi per far valere le giuste ragioni dei cacciatori, mettendo inoltre gli enti pubblici di fronte alle loro reali responsabilità.
Ora la Regione Piemonte ha venti giorni di tempo per adempiere l'ordinanza del TAR, ci auguriamo che questa volta non ci siano sorprese amare, quali quelle prospettate dall’Assessore Ferrero sulla modifica di legge, come avvenuto in passato.
Vorremmo una buona volta vedere riconosciuti ai cacciatori piemontesi gli stessi diritti dei loro colleghi di altre regioni italiane, e di molti colleghi europei. Il successo ottenuto in Piemonte non è limitato a quanto accaduto per questa regione, ma dimostra, per tutta Italia, che si possono cambiare, con le giuste ragioni, le situazioni penalizzanti per i cacciatori.
Dopo i successi a molteplici TAR sui calendari venatori, ai TAR Liguria e Toscana sul decreto Galletti, dopo la collaborazione alla stesura di motivazioni per i calendari in molte regioni italiane, dopo le ricerche pubblicate su riviste scientifiche, si può affermare che la Caccia del domani ha oggi avuto inizio: una caccia basata sulla conoscenza, sulla qualità e non sulla quantità degli abbattimenti, con un saggio utilizzo della risorsa sia faunistica che ambientale, con una funzione conservativa che avrà il suo spazio certo anche nel futuro del nostro Paese.
Una strada che i cacciatori italiani conoscono bene e che oggi possono percorrere con dignità e ritrovato orgoglio.
Roma, 3 agosto 2016
Ufficio Avifauna Migratoria Federazione Italiana della Caccia