Una nuova analisi di IUCN sulle minacce delle specie in via di estinzione, 8 mila circa quelle prese in esame, individua tra le maggiori criticità l'agricoltura e il sovrasfruttamento dovuto alla “caccia” e alla pesca. Se ci si addentra nei dati dello studio, condotto oltre che da IUCN dall'Università australiana del Queensland e la Wildlife Conservation Society (Wcs), diviene subito chiaro che, quando si parla di caccia, ci si riferisce ad ogni azione di prelievo, bracconaggio compreso. Occorre quindi sottolineare, a fronte di titoloni fuorvianti (ad esempio quello scelto dall'Ansa: Agricoltura, pesca e caccia minacciano 3/4 specie a rischio) che già girano in rete, che prima di tutto ci si riferisce alle conseguenze di una caccia non sostenibile e per lo più non regolamentata e che comunque tutto ciò non riguarda la situazione italiana, visto che le specie a rischio estinzione citate nel rapporto vivono in altri continenti, e dato che in Italia abbiamo una delle legislazioni più conservative e restrittive in termini di tempi e specie concesse.
Se infatti si va a controllare nel dettaglio dello studio, pubblicato sull'autorevole rivista Nature, si capisce meglio che le specie minacciate sono quelle maggiormente oggetto di bracconaggio soprattutto in Paesi in via di sviluppo, in particolare di Africa e Asia. Si parla in particolare del rinoceronte di Sumatra, del gorilla occidentale e del pangolino cinese, tutti cacciati illegalmente a causa della forte domanda sul mercato nero. Il prelievo non sostenibile, e quindi non normato dalle leggi, sostiene IUCN, sta contribuendo al declino di oltre 4.000 specie che dipendono dalle foreste, come lo scricciolo del Borneo, il toporagno indiano (Crocidura nicobarica), e il Rinopiteco di Stryker. Il rapporto spiega che l'espansione e l'intensificazione delle attività agricole mette a repentaglioo 5.407 specie, ovvero il 62% di quelle elencate come minacciate o quasi minacciate. Il ghepardo africano, la Lutra Sumatrana dell'Asia e cervi di huemul del Sud America sono alcune delle più di 2.300 specie penalizzate da allevamento e acquacoltura. Il ratto canguro Fresno e il cane selvatico africano sono due delle più di 4.600 specie attualmente minacciate dalla trasformazione di aree per la produzione di colture alimentari, foraggere o di olio da utilizzare come carburante.
Anche i cambiamenti climatici assumono un ruolo sempre più evidente nell'impoverimento della biodiversità. L'incremento di fenomeni atmosferici straordinari, come tempeste, inondazioni, temperature estreme o siccità, così come l'innalzamento del livello del mare, interessa il declino del 19% delle specie elencate come minacciate o quasi minacciate. Su tutti questi temi IUCN ha organizzato un congresso mondiale a cui sono stati invitati tutti i rappresentanti governativi. L'obiettivo del World Conservation Congress è quello di tradurre in accordi concreti da parte dei governi gli impegni per la riduzione delle minacce. Gli strumenti ci sono, dice IUCN: lo sviluppo di regimi di raccolta sostenibili, la regolamentazione della caccia e l'istituzione di aree marine protette, il mantenimento delle convenzioni internazionali a tutela della fauna, come quella sul commercio internazionale delle specie minacciate e la gestione dei sistemi agricoli che consentano alle specie di convivere con le coltivazioni, attraverso la regolamentazione su pesticidi e fertilizzanti; la certificazione della sostenibilità agricola; e la riduzione dei rifiuti alimentari.
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