Riceviamo e pubblichiamo:
La Confederazione Cacciatori Toscani denuncia gravi rischi per la gestione faunistica, le colture agricole e l’incolumità dei cittadini e chiede al Presidente Rossi di intervenire con urgenza per invertire la rotta.
E’ allarme in Toscana per la gestione faunistica e in particolare per quella degli ungulati, dove il flop della legge mette a serio rischio la biodiversità, il reddito degli agricoltori e l’incolumità dei cittadini.
La Toscana ha rappresentato per lungo tempo un modello che, nel pieno rispetto dei diversi ruoli e responsabilità, grazie al confronto continuo, al coinvolgimento ed alla collaborazione fra le istituzioni e le
componenti sociali, garantiva sostanziale armonia e, soprattutto, risultati.
Le cronache di questi ultimi mesi, con il disappunto e la protesta di agricoltori, sindaci, associazioni venatorie e, per motivi decisamente diversi, associazioni ambientaliste, dicono che quel modello è stato
compromesso. Il confronto, il coinvolgimento, l’informazione, la ricerca di intese sono essenziali per esercitare al meglio il governo, obiettivo da sempre responsabilmente perseguito dalla Confederazione
Cacciatori Toscani. I risultati migliori e più apprezzati da tutte le categorie interessate sono venuti quando questo metodo si è applicato senza tentennamenti né incertezze. Quando non si è fatto – ed è ciò che è avvenuto dall’inizio della corrente legislatura – i problemi sono cresciuti, i conflitti sono esplosi, le soluzioni si sono allontanate.
Il flop della legge ungulati è forse l’esempio più eclatante: a fronte di una situazione ritenuta di “emergenza”, nell’anno del suo varo, i dati dicono che vi è un calo clamoroso degli abbattimenti.
In provincia di Firenze (altri esempi nelle schede allegate) nel 2014,tra azioni di controllo (art 37) ed in selezione i cinghiali abbattuti furono oltre 4000, circa 5000 nel 2015 e 1515, leggasi millecinquecentoquindici nel 2016.
La Regione ha voluto approvare una “legge speciale” per la materia, laddove sarebbe stato invece ben più efficace procedere alla decisa applicazione delle norme esistenti: la riconduzione alla Regione di tutte le competenze in materia consentiva di superare le difficoltà del passato, quando alcune Province avevano dato forfait.
Il risultato è che aumentano i danneggiamenti alle colture, diminuiscono o sono assenti gli interventi di controllo per la farraginosità delle nuove norme, la sudditanza ad ISPRA produce piani di prelievo più bassi degli anni precedenti, si sono delegittimate e disincentivate le realtà – squadre di caccia al cinghiale in primis – che avevano assicurato impegno e disponibilità e che costituiscono la risorsa più valida, se coinvolte con serietà e responsabilità, per una gestione davvero efficace della specie (con l’opera di prevenzione oltre che con gli interventi di abbattimento).
Un vero capolavoro, la cui responsabilità qualcuno penserebbe di poter impunemente addossare ai cacciatori. Che, privi di strumenti adeguati, si sono adoperati al massimo per conseguire gli obiettivi assegnati, anche quando contestavano le scelte fatte. La gravità della situazione richiede un immediata inversione di rotta: lo chiede la Confederazione Cacciatori Toscani al Presidente della Regione, Enrico Rossi, lo esige l’intera società toscana.
Confederazione Cacciatori Toscani
(Federcaccia – Arcicaccia – Anuu)