"Siamo solo all'inizio della battaglia". Libera Caccia (con il presidente regionale Antonio Goretti) e Urca (l'Unione regionale cacciatori Appennino, con il presidente regionale Carlo Ballerini) annunciano la mobilitazione. "Abbiamo deciso – annunciano Goretti e Ballerini – di partecipare alla manifestazione a livello regionale, con ritrovo a Firenze, in via Cavour, sabato 10 settembre alle 9.30: perché è ora di smettere con le chiacchiere da bar e fare azioni concrete".
Ecco la posizione delle due associazioni: "Dopo la promulgazione della legge-obiettivo 10/2016 – spiegano – alcuni di noi hanno ritenuto necessario e opportuno informare e soprattutto prendere una chiara posizione nei confronti dei contenuti di quella legge. E i numeri delle adesioni, sia alle assemblee autoconvocate che alle successive raccolte delle firme, hanno dimostrato oltre ogni più rosea aspettativa che la difesa dei diritti fondamentali del mondo venatorio accomuna tutti, senza distinzione di appartenenza associativa o politica".
Alcuni risultati sono già stati raggiunti, ma non basta: «Grazie all'Atc e all'Ufficio regionale territoriale – ricordano Goretti e Ballerini – le nostre richieste sono state in parte accolte: infatti sarà concesso un cuscinetto di circa 400 metri, tra area vocata e non, in cui la caccia di selezione al cinghiale sarà fatta dai cacciatori abilitati alla selezione al cinghiale iscritti alla squadra e dai proprietari o conduttori di fondi. Le aree vocate per questa stagione rimarranno invariate, ma purtroppo solo per quest'anno: quindi siamo solo all'inizio della battaglia. E riteniamo necessario continuare a comunicare un’informazione chiara e tempestiva, che renda ognuno di noi consapevole delle scelte e degli indirizzi tecnici e politici che la Regione o lo Stato intendano adottare".
Ma non è il solo obiettivo. "Vogliamo anche cercare di allargare il consenso ad altre categorie della società civile. Per questo esprimiamo la nostra solidarietà al mondo agricolo, nostro unico e insostituibile interlocutore per la difesa e la conservazione dell'ambiente e del territorio: in questi giorni gli agricoltori hanno manifestato per il prezzo del grano (15 euro al quintale, una vergogna) e lo stesso hanno fatto gli allevatori per il prezzo del latte, per non parlare poi dei problemi che quasi quotidianamente affliggono la pastorizia. Da sempre riteniamo imprescindibile il rapporto cacciatore-agricoltore: abbiamo bisogno l'uno dell'altro, non solo per la difesa del territorio ma anche per i posti di lavoro e la salvaguardia della cultura rurale. Quindi dobbiamo continuare a difendere la braccata, sempre più relegata in secondo piano, ed i cacciatori ai quali vengono date le colpe per i danni provocati dagli ungulati. Si cerca con ogni mezzo di abbattere i cinghiali senza veramente voler risolvere il problema: le squadre già da sole abbattono circa 75.000 cinghiali l'anno".
Libera Caccia e Urca propongono una considerazione finale: "Purtroppo stiamo sempre più andando verso quella che sembra una forma di privatizzazione della caccia, una commercializzazione, che niente ha a che vedere con la nostra passione, ricca di momenti di aggregazione sociale e cultura rurale".