Numeri stabili, rispetto alla scorsa annata, in provincia di Trento sul totale dei cacciatori attivi. “Finalmente – annuncia il Presidente dell'Associazione cacciatori trentini Carlo Pezzato sul quotidiano l'Adige.it, - registriamo un freno al calo degli iscritti, anche in reazione della nostra attività, che va ben oltre l'aspetto venatorio”.
Ciò, secondo Pezzato, sarebbe ascrivibile a due ragioni: da una parte, per l'aumento di volontari per la gestione faunistica, dall'altra grazie alla diffusione dell'attività venatoria tra le donne. “Per quanto riguarda la componente femminile, inoltre, rileviamo una crescita costante soprattutto nelle valli, dove il rapporto con il territorio è più immediato”. I cacciatori trentini sono 6,471.
"L'associazione dei cacciatori - ha specificato al riguardo Pezzato - si occupa da anni di tutelare la fauna alpina mediante interventi di carattere ambientale, nonché censimenti, osservazione e gestione delle popolazioni animali. L'obbiettivo, raggiunto grazie al lavoro e all'impegno di tanti volontari, è quello di mantenere gli alti livelli di biodiversità raggiunti negli anni, di cui l'attività venatoria è una componente fondamentale. La conservazione dell'ambiente non può prescindere dal controllo delle popolazioni animali, la cui proliferazione indiscriminata mette a rischio la sopravvivenza di alcune specie alpine. Speriamo che, con il tempo, questi concetti siano compresi anche da chi osteggia la caccia".
In merito agli abbattimenti, è stato elaborato un piano specifico, con dei numeri precisi per ogni specie in relazione allo stato di conservazione. Sono ad esempio aumentati rispetto all'anno scorso i prelievi di cervi (da 2.100 a 2.357), la cui proliferazione mette a rischio il gallo cedrone. Diversamente, sono diminuiti gli abbattimenti dei camosci (da 3.600 a 3.115) e dei caprioli (da 6.648 a 6.384), in ragione della diffusione di malattie in natura oppure della riduzione dell'habitat e della forte competizione con il cervo. (L'Adige.it)