Il Deputato europeo
Michl Ebner, fra i protagonisti al momento dell’approvazione della legge 157 del 92, intervistato dal giornalista Rodolfo Grassi, ha sottolineato che la caccia
creando migliaia di posti di lavoro, può contribuire a permettere la ripresa economica dell’Italia e uscire così dalla crisi. Ebner ha fatto notare che l
a caccia produce un fatturato di circa 15 miliardi l’anno. “Dove viene fatta razionalmente, - ha detto - la gestione dà ottimi frutti in selvaggina e responsabilizzazione. Oggi ancor più la caccia è consapevolezza, è un prodotto della coltivazione della risorsa selvaggina”. La caccia può partecipare al
rilancio dell'economia secondo Ebner “Sono sicuro che possa, e debba continuare ad avere un ruolo importante, e in certe zone addirittura determinante nell’economia”.
Per quanto riguarda nello specifico delle prossime
prospettive per la caccia Ebner si è detto positivo “Da alcuni indicatori penso stia migliorando. In paragone al passato, e mi riferisco in questo a quanto accadeva prima dell’approvazione della legge nazionale,
si sta camminando sulla via di un progresso. I primi passi sono stati difficili, tormentati anche, ma credo proprio che si sia avviati verso un recupero di capacità, di volontà e anche di entusiasmi che per nostra fortuna erano sopiti, non spenti”.
L’immagine collettiva della caccia purtroppo non aiuta a valorizzare le prospettive di sviluppo, secondo il deputato europeo occorre una
maggiore comunicazione del mondo venatorio verso i media. “Ritengo che quanto fanno i cacciatori sia poco pubblicizzato. Recuperano ambienti, ripristinano territori, conservano specie, si dedicano a ripopolamenti e sorveglianza, in tempi di particolari necessità climatiche portano cibo agli animali. Inoltre partecipano alla
Protezione civile, alla salvaguardia dei boschi, eppure direi faccia più strepito sulla stampa un uccellino salvato da un naturalista che decine di migliaia di selvatici mantenuti in vita proprio dai cacciatori con i loro interventi di emergenza. Sì, occorre proprio ripensare il modo di comunicare la caccia che ha solo brevi momenti col fucile e tanti altri invece con attrezzi da lavoro...”. E sulle
deroghe “Sono questioni nazionali e regionali che devono comunque essere disciplinate perché
la certezza è sinonimo di sviluppo. Direi che ne è la base. Il cacciatore deve avere le certezze sui tempi di caccia e delle specie. Viste dall’Europa le deroghe paiono lontane, ma questo non significa ci siano estranee...”.