La caccia l'ha sempre attratta. Fin da giovanissima quando il suo compagno ha iniziato a intraprendere questa passione. Poi il matrimonio, due figlie da crescere e tanti impegni quotidiani... Così l'esame di abilitazione ha dovuto attendere, ma è stato solo rimandato. Oggi Francesca, 45 anni, finalmente è una cacciatrice felice. Fa quello che ha sempre desiderato. Conosciamola meglio:
“La caccia è una bella passione che ti prende totalmente. O la ami o la odi”. Lo dice Francesca Torri, 45 anni di Cesena, infermiera specializzata. “Vado a caccia da sei anni (i primi due non li considero essendo uscita solo 4 volte per annata), pratico la stanziale, qualche volta la caccia alla lepre e alla migratoria, soprattutto ai tordi, anche se è difficile”. E poi, come si può notare dalle foto che ci ha inviato, la caccia al cinghiale in squadra.
La cultura venatoria l'ha assimilata in casa fin da bambina, grazie al nonno cacciatore e si è poi risvegliata in lei quando ha conosciuto quello che sarebbe diventato suo marito. “A 16 anni lui ha iniziato ad andare a caccia appena fidanzati. Io osservavo e mi appassionavo sempre più”. Dopo il matrimonio, con due figlie da crescere, purtroppo non ha avuto tempo per una passione così impegnativa. Ma di certo il tempo non ha scalfito i suoi desideri e appena ha potuto ha conquistato la prima attesissima licenza.
“La caccia è una cultura da portare avanti – spiega Francesca Torri -. Purtroppo nel mondo di oggi non è facile. Veniamo spesso attaccati da falsi ipocriti che credono che il mondo sarebbe un posto migliore se riuscissero a far fuori noi cacciatori. Sono solo dei fanatici, seguaci di una moda, niente di più”. “Penso che le varie associazioni a tutela della fauna dovrebbero collaborare con il mondo venatorio, nell'interesse di tutti. Ad esempio nel controllo degli animali nocivi tipo nutrie, ungulati, cornacchie, per i danni che procurano. E magari concentrarsi di più su problemi gravi per l'ambiente come l'inquinamento”. “Anche noi cacciatori nel nostro piccolo facciamo grandi cose. Nessuno ci ha mai ringraziato per la conservazione dei sentieri dell'Appennino, oppure per il grande lavoro di contenimento su cinghiali, volpi, caprioli che procurano danni alle colture e ai piccoli animali da cortile”.
Francesca ha qualcosa da aggiungere sulla problematica del lupo, molto sentita nella sua zona, dove si registrano ormai sempre più di frequente episodi di predazione. “Introdurre un animale del genere nell'Appenino e poi non controllarlo è stato un enorme errore. Basta parlare con i pastori e gli allevatori per capire. Ne conosco alcuni che hanno dovuto smettere la loro attività per gli ingenti danni subiti. Ecco è su queste cose che vorrei vedere collaborazione”.