Ci andranno a caccia, con tutti i loro diritti di cacciatori che pagano una tassa allo Stato per farlo, ma i boschi che l’Associazione Italiana per la Wilderness ha recentemente comprato grazie ai contributi offerti dalla Federazione Italiana della Caccia nelle sue varie componenti (Federcaccia nazionale, Federcaccia Liguria, Federcaccia Frosinone e Settoriale A.C.M.A.), per un totale di 6.500 Euro, resteranno per sempre protetti come Zone di Tutela Ambientale nell’ambito dell’Area Wilderness Burrone di Lodisio, in Comune di Piana Crixia (Savona).
E’ questo l’ambientalismo che può trasformare il volto del mondo della caccia agli occhi di chi a caccia non va, ma che ama e vuole difendere i valori della Natura e che ne vuole godere emotivamente ed anche fisicamente nella certezza che quei luoghi resteranno per sempre come li vede oggi, e come li troveranno i posteri. Future «foreste vergini per domani», come in Germania definirono queste situazioni e questi atti di tutela realizzati mediante l’acquisto da parte di organismi pubblici o privati volti alla conservazione perpetua di aree boschive: le vere cose che tanti vorrebbero veder sempre più spesso fare dai cacciatori. Come quando il compianto Marchese Mario Incisa della Rocchetta, poi tra i fondatori del WWF Italia e suo primo Presidente, fece, da convinto cacciatore, vincolando in tal modo un suo tratto di Maremma toscana (la famosa Oasi di Bolgheri), o quando donò all’Università di Camerino la sua proprietà in centro Appennino affinché divenisse una Riserva Naturale (Torricchio).
Di questo “ambientalismo venatorio” i cacciatori se ne facciano un vanto, un fiore all’occhiello da esibire davanti a tanti animalisti che contestano la caccia ed i cacciatori solo perché praticano il più ancestrale diritto che il Dio della vita ha concepito a sostentamento dell’uomo e della sua famiglia, e che oggi lo concepisce la Società anche per mettere fine a quegli squilibri ambientali che l’uomo stesso ha creato inquinando ma anche sviluppando ed urbanizzando il pianeta Terra («guai a voi che aggiungerete casa a casa e podere a podere: finirete per distruggere la Terra» disse il profeta ISAIA: e non si riferiva ai cacciatori, ma all’essere umano tutto, animalisti compresi!).
Ubicati nell’ambito di una delle più vecchie Riserve di Caccia liguri (da anni poi Azienda Faunistico Venatoria) essi, i cacciatori, potranno orgogliosamente dirsi compartecipi tutori dell’ambiente in cui vanno a praticare il loro sport. Sarà un “lavarsi la coscienza” dirà qualcuno, per i tanti danni che la categoria ha fatto in passato: ma ne facessero di fatti simili se serviranno a dare un volto diverso alla caccia ed ai cacciatori, in cambio dei quali, in fondo, essi non chiedono altro che il rispetto dei loro diritti; come avviene in tante altre parti del mondo!
L’aiuto che la Federcaccia ha nuovamente voluto dare all’AIW per portare avanti la salvaguardia dello splendido e selvaggio “Burrone di Lodisio” pur assicurando ai cacciatori il loro antico diritto rurale (è terra di “langa”, terra di contadini, terra di cacciatori!) si è oggi nuovamente concretizzato attraverso l’acquisto di 43.750 metri quadrati di terreni boscati che andranno ad aggiungersi ad altri 31.300 mq che già in passato furono comprati e “protetti” grazie ai soldi dei cacciatori di Federcaccia, e trasformati in “Boschi Commemorativi” a perenne onore di quest’associazione che, almeno di fatto, rappresenta tutti i cacciatori.
I nuovi acquisti, boschi già avviati all’alto fusto, formati da querce, aceri, carpini neri e bianchi, tigli, ciliegi e pini silvestri ed altre piante, sono infatti stati nuovamente moralmente assegnati alla succitata associazione venatoria sotto le seguenti etichette denominative: “Bosco Commemorativo Mario Rigoni Stern” (di 34.250 metri quadrati) e “Bosco Commemorativo Lucrezio Scianca” (di 9.500 metri quadrati), in memoria di stimati cacciatori ambientalisti che hanno lasciato profondi ricordi in chi li ha avuti come compagni di caccia apprezzandoli anche per le loro qualità umane. Lo scrittore Mario Rigoni Stern, tra l’altro, è stato anche uno dei primi sostenitori del nascente movimento Wilderness italiano.
Quindi, onore al merito! E che molti se ne ricordino, pensando magari un poco meno ad avere tanti (spesso troppi!) animali sul territorio e un poco di più al benessere dello stesso (e dell’ambiente), degli spazi selvaggi e della wilderness che è la loro casa; e che oggi più degli animali è a rischio “estinzione”.
(Franco Zunino, Segretario Generale Associazione Italiana Wilderness)
|