La presidente Confavi
Maria Cristina Caretta, esprimendo la condanna della propria associazione nei confronti di chi ha sparato ad un esemplare di ibis eremita,
specie protetta e in cattivo stato di conservazione, segnala di aver invitato tuti i soci Acv - Confavi a comunicare "qualsiasi utile informazione al fine di aiutare gli inquirenti a completare le indagini in corso per addivenire all’identificazione dell'individuo (o degli individui) che si è reso responsabile di questo reato".
"Siamo pronti a costituirci parte civile in un eventuale processo in cui ci auguriamo possa emergere la responsabilità e l’identificazione dell’autore (o degli autori) di questo ignobile gesto" fa sapere Caretta, sottolineando che nel corpo dell’Ibis Eremita sono stati rinvenuti non solo dei pallini sparati da un'arma da fuoco ma anche dei proiettili sparati da un fucile ad aria compressa. "E' del tutto evidente che un cacciatore non si reca a caccia con armi da fuoco e, contemporaneamente, anche con armi ad aria compressa, particolare che porta a constatare che il responsabile (o i responsabili) di tale gesto ben difficilmente può essere cercato tra i cacciatori".
"Non vorremmo che la storia dell'Ibis ucciso fosse una miserabile messa in scena da parte di qualcuno che intenzionalmente vuole gettare discredito nei confronti della categoria dei cacciatori, confondendoli ad arte con la categoria dei bracconieri dei quali i cacciatori sono i principali nemici" conclude Caretta.