"Troppo spesso il mondo venatorio bresciano viene associato al bracconaggio". Inizia così una nota di Federcaccia Brescia. "Un recente rapporto di una nota sigla animalista - continua - ha affibbiato a Brescia il primato di prima provincia italiana per reati contro la legge 157/92 che regola l’attività venatoria. Non volendo sminuire l’importanza dell’argomento l’affermazione però fa molto sorridere: in sostanza a Brescia si compie la più alta percentuale di reati contro la fauna di qualsiasi altra provincia italiana. Percentuale calcolata sul totale italiano ma non sul numero dei cacciatori residenti per provincia: la nostra meravigliosa terra, almeno per noi, detiene si’ un primato, ma quello del numero dei cacciatori residenti! Sarebbe come dire che a Milano città guidano molto peggio che a Brescia città perché ci sono più multe dimenticando che c’è anche dieci volte il numero di abitanti.
Il problema, secondo Fidc Brescia comunque c'è e non va sottovalutato "non si tratta di errori, di dimenticanze ma di voluti abusi che noi stessi, come dirigenti venatori non dobbiamo accettare. Federcaccia Brescia coraggiosamente ha fatto le sue scelte, pericolose per i numeri dell’Associazione ma crediamo che il tempo ci darà ragione. Ma vedere l’attenzione di certa focalizzarsi solo su certi fatti di cronaca sorvolando invece quanto di positivo anche i cacciatori fanno francamente ci offende".
"Così come ci offende il tentativo di distorcere la realtà: stiamo parlando dell’increscioso fatto di cronaca avvenuto a Vobarno ai danni del responsabile della locale stazione del Corpo Forestale dello Stato. Ebbene alcuni mezzi di informazione, non ovviamente il nostro Giornale di Brescia, hanno immediatamente ricondotto questa sorta di avvertimento in stile mafioso al mondo venatorio escludendo a priori qualsiasi altra motivazione visto che durante il proprio legittimo lavoro i forestali hanno denunciato anche reati in materia ambientale e di abuso edilizio. Altre opinioni sul mondo venatorio le abbiamo invece ascoltate lunedì sera a Cremona durante un convegno dedicato al problema nutrie organizzato dalla Fondazione Una al quale era presente anche il ministro Galletti. In sostanza tutti i rappresentanti delle istituzioni e del mondo agricolo hanno fatto presente che ad oggi questa vera e propria emergenza venatoria è contrastata solo ed esclusivamente dai cacciatori. E le nutrie non sono oggi solo responsabili di danni all’agricoltura ma anche del dissesto idrogeologico di argini di canali e fiumi e di sempre più frequenti incidenti stradali. All’appello mancano invece ambientalisti e scribacchini".