Lo scorso 26 ottobre il Tar della Basilicata ha accolto la richiesta di sospensione cautelare proposta dal ricorso animalista di Lipu, Wwf, Enpa e Lav e sospeso parzialmente gli effetti del calendario venatorio fino alla trattazione di merito del ricorso, fissata per l'11 gennaio 2017. Il Tar ha ritenuto la sussistenza del requisito del “periculum in mora” per “difetto di motivazione e carenza di istruttoria”. Il calendario quindi è stato sospeso “nei limiti in cui si discosta dalle indicazioni del parere Ispra”.
Come al solito la confusione regna sovrana. La Regione Basilicata, così come fanno da diversi anni anche altre Regioni, ha utilizzato i dati scientifici Nazionali dell’ispra del Key Concepts per giustificare l’apertura del prelievo venatorio alla terza decade di settembre, e la chiusura al 30 gennaio al fagiano e anatidi. Anche le date relative alle specie migratorie, del resto, risultano in linea con le indicazioni riportate nel documento KC redatto dall’Ispra e depositato presso la commissione Ue nel 2002, che prevede il discostamento di una decade di anticipo in settembre e in avanti in gennaio (par. 2.7.9 e 2.7.2).
In attesa di precisazioni da parte della Regione sulle prossime mosse, bisogna prendere atto delle modifiche imposte al calendario venatorio regionale. La Lav, tra le associazioni ricorrenti, segnala che, allo stato dei fatti, la caccia chiuderà il 10 gennaio per i tordi, il 20 gennaio per ben 14 specie di uccelli acquatici, il 31 dicembre per la beccaccia, il 1° dicembre per la lepre e il 31 ottobre per tortora e quaglia. Non sarà inoltre possibile andare a caccia nei primi dieci giorni di febbraio, per superamento del limite massimo di giornate consentito. Infine, dovrà determinarsi una consistente riduzione dei carnieri annuali per tortora, codone e beccaccia.