Contro il decreto che ha riaperto i roccoli del Friuli Venezia Giulia è stato presentato ricorso al Tar dalle associazioni ENPA, LAC, LAV e LIPU. Il provvedimento, lo ricordiamo, è stato approvato dalla Giunta regionale dopo 14 anni di stop degli impianti di cattura (quello di Porcia e quello di Tricesimo) a partire da lunedì 3 ottobre 2016, per la cattura di merli, cesene e tordi attraverso l'utilizzo di reti, in modo da potenziare gli allevamenti destinati alla riproduzione di richiami vivi.
Secondo gli animalisti la disposizione contrasterebbe con la legge 157/92 e con la stessa Direttiva Uccelli, che dicono in una dichiarazione pubblicata dal sito TriestePrima, “vieta senza possibilità di deroghe la cattura degli uccelli selvatici con reti e altri mezzi non selettivi”. Non è proprio così. Forse alle associazioni è sfuggita la circolare del ministro Galletti inviata alle Regioni, in merito alla possibilità di effettuare le catture di uccelli da richiamo, nel rispetto della legge.
Se è vero infatti che le reti rientrano tra i mezzi vietati in regime "ordinario", è vero anche che, parafrasiamo le parole del Ministro, ciò non preclude la possibilità da parte delle Regioni di ricorrere al regime delle deroghe, in base a quanto previsto all'articolo 19-bis della legge 157/92, ai sensi dell'art. 9 della Direttiva.
L'ammissibilità delle deroghe, come spiega il Ministro nella circolare, è legata al requisito "non vi siano altre soluzioni soddisfacenti". "Pertanto - scrive Galletti - le Regioni interessate possono operare fin da ora, in modo pienamente legittimo, attivando il meccansismo delle deroghe, laddove accertino la sussistenza di tutte le condizioni per l'applicazione, compresa la espressa e motivata attestazione che i piani da esse approvati per il potenziamento degli allevamenti degli uccelli da richiamo, non risultino un'alternativa soddisfacente. Leggi anche: |