Riceviamo e pubblichiamo:
Comunicato Stampa
Agricoltura Danni cinghiale: Le proposte dell’Arci Caccia alla Commissione Agricoltura
Mercoledì 11 febbraio presso la Commissione Agricoltura della Camera dei Deputati, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sui danni provocati dalla fauna selvatica alle produzioni agricole e zootecniche, si è svolta l’audizione dei rappresentanti dell’Arci Caccia. Alla presenza del Presidente, on. Paolo Russo e dei Commissari componenti la Commissione hanno esposto le posizioni dell’Associazione il Presidente nazionale dell’Arci Caccia, Osvaldo Veneziano e il tecnico faunistico, Segretario del Gruppo nazionale di lavoro ungulati, Giovanni Giuliani.
La Commissione ha ascoltato con interesse l’illustrazione delle proposte dell’Arci Caccia che raccolte in un Report tecnico sul tema agricoltura e danni è stato consegnato alla Commissione dal Presidente Veneziano. Punto iniziale ed indiscutibile della relazione - ha spiegato agli onorevoli Commissari - Giovanni Giuliani, è quello di considerare attualmente il solo cinghiale quale unica specie “critica” per l’impatto negativo sugli ecosistemi agrari. A questo, su scala nazionale, vanno attribuiti circa il 90% dei danni verso gli ecosistemi agrari e l’impatto appare fortemente critico in alcune realtà locali. Altre specie, invece - come Cervo, Capriolo e Daino - pur esercitando apprezzabili impatti negativi su determinati ecosistemi agrari e forestali non sono da considerare “critiche” nell’esercizio degli impatti sugli ecosistemi, vuoi per le dimensioni di popolazioni presenti, vuoi perché l’impatto di queste è quasi sempre localizzato e mai eccessivo e risolvibile tramite validi modelli gestionali fin’ora adottati.
Dopo un’analisi approfondita delle cause che hanno determinato il raggiungimento di tale situazione di criticità, soffermandosi in particolare sul mancato controllo degli allevamenti presenti e sulla diffusa pratica dei foraggiamenti, la “Relazione” Arci Caccia ha posto all’attenzione della Commissione l’esigenza di considerare il cinghiale quale parte integrante degli agro-ecosistemi, con la quale è necessario imparare a convivere, accettandone la presenza, senza rinunciare, tuttavia, ad azioni anche drastiche, là dove è necessaria una riduzione delle consistenze.
Tra i diversi obiettivi, esposti dall’ARCI CACCIA per arrivare ad una migliore gestione della specie, emerge, prioritariamente, quello di adottare una strategia di gestione nazionale diffusa, compartecipata ed estesa a tutte le aree naturali protette, degli Istituti faunistici, CA, ATC basata su principi tecnico-scientifici e finalizzata al raggiungimento di una situazione di equilibrio sostenibile tra: ammontare dei costi economici e sociali del danno, carniere e conservazione della specie.
In conclusione il Presidente Osvaldo Veneziano – ribadendo la necessità di divieto di immissione del cinghiale su tutto il territorio nazionale - ha prospettato la possibilità di intervenire sul tema “danni da cinghiale”con una legge specifica, non di disciplina della caccia, ma per mettere gli Enti preposti (con la supervisione dell’ISPRA) nella condizione - previa approfondita indagine conoscitiva sulle popolazioni di cinghiale nei “siti critici” e la quantificazione certificata dei danni (anche ai fini di “centralizzare” la prevenzione e la liquidazione - di operare in tempi stabiliti, con controlli rigorosi e con le modalità più consone (anche con l’ausilio dei cacciatori), al fine di riequilibrare quelle situazioni di densità e consistenza del cinghiale che abbiano determinato comprovate situazioni di emergenza.
L'Ufficio Stampa