Sulle specie in oggetto, individuate criticità e azioni da intraprendere per recuperare presenze e salute delle popolazioni nel nostro Paese. Accolte la maggior parte delle osservazioni e proposte di Federcaccia. Sventato al momento il rischio di una moratoria di 5 anni sui prelievi
Si è riunito nuovamente, questa volta presso la sede della Regione Emilia Romagna a Bologna, il tavolo tecnico sui Piani di gestione di allodola, starna e coturnice, specie le cui popolazioni sono attualmente considerate in uno stato sfavorevole a livello comunitario e nazionale. Questo tavolo è stato istituito dal Ministero dell’Ambiente con ISPRA e le Regioni, sentiti i portatori d’interesse, al fine di predisporre entro fine anno i piani di gestione delle tre specie, a integrazione a livello nazionale del Piano di gestione europeo dell’allodola e dei Piani d’azione italiani della starna e della coturnice.
Questi nuovi piani dovranno essere approvati ufficialmente dalla Conferenza Stato Regioni e impegneranno tutti i soggetti partecipanti (in primis le Regioni) a realizzare le azioni previste per riportare le specie in una condizione favorevole in Italia, contribuendo alla strategia attivata in Europa. Le associazioni venatorie sono state coinvolte e questo è un importante passo avanti, rispetto al passato, per la gestione della fauna in Italia. Infatti, sono state recepite le indicazioni UE in questo senso che la FIdC ha rappresentato al Ministero.
Lo scorso 28 novembre ISPRA ha convocato dunque per la seconda volta i rappresentanti del mondo venatorio e ambientalista, oltre a quelli delle Regioni e dei due Ministeri competenti, Ambiente e Agricoltura. A rappresentare la Federazione Italiana della Caccia erano presenti Michele Sorrenti, Daniel Tramontana e Valter Trocchi.
Per quanto riguarda l’allodola, rispetto alla prima bozza elaborata da Ispra, sono state recepite nel testo della seconda bozza del Piano di Gestione gran parte delle osservazioni tecniche suggerite da FIdC, evitando, attraverso un solido approccio tecnico scientifico, che venisse presa in considerazione la proposta di sospensione del prelievo per almeno un quinquennio (periodo di validità del Piano) richiesta dal rappresentante della LIPU, unica tra le associazioni ambientaliste a chiederne la moratoria.
Tutti i componenti del Tavolo tecnico, nella redazione del piano di gestione nazionale per la specie, hanno indicato nelle moderne pratiche agricole la causa più importante della diminuzione dell’allodola in Italia e in Europa. L’attività venatoria è stata considerata un fattore di rischio di importanza medio-bassa, ma è stata sottolineata la necessità di assicurare e/o mantenere una efficiente raccolta e analisi dei dati relativi ai carnieri realizzati, al fine di valutare in maniera opportuna eventuali effetti “aggiuntivi” della caccia sulla specie.
Le altre minacce individuate nel Piano riguardano l’abbandono delle aree rurali montane e la pressione predatoria da parte delle specie opportuniste. Nondimeno, si è discusso anche dei prelievi effettuati oltre i limiti consentiti, soprattutto in alcune regioni, da cacciatori non corretti. Alla luce dei monitoraggi che si prevedono nel corso del quinquennio di validità del Piano, questi
comportamenti potrebbero riflettersi negativamente in prospettiva anche sulle opportunità di caccia di tutti i praticanti l’attività venatoria.
Importanti contributi sono stati proposti dai tecnici FIdC, con particolare riferimento alla predisposizione di misure agroambientali volte alla conservazione degli habitat utilizzati dai contingenti nidificanti in Italia (popolazione compresa tra le 350.000 e le 500.000 coppie) e agli studi finalizzati a conoscere meglio la condizione delle popolazioni svernanti nel nostro Paese. L’unica valutazione delle popolazioni migratrici in Italia, inserita come parte integrante del Piano, è stata condotta in Campania nell’arco di 16 anni (grazie al contributo di ANUU fino al 2007 e dal 2010 ad oggi grazie al finanziamento di FIdC). Tale corposo lavoro dimostra una relativa stabilità, sia pure con fluttuazioni, dei contingenti (Scebba et al., 2015) svernanti sul territorio italiano.
Le azioni sull’habitat a favore dell’allodola si focalizzeranno in particolare sul recupero degli habitat riproduttivi, di sosta e alimentazione, attraverso incentivi mirati a determinati interventi agricoli.
Federcaccia ha fatto inserire nel Piano il coinvolgimento degli ATC, che dovranno indirizzare i propri fondi in miglioramenti ambientali specifici per l’allodola, sia per le popolazioni nidificanti, sia per quelle in transito o svernanti.
Tra le misure gestionali da mettere in atto particolare attenzione è stata posta alla durata della stagione di caccia e al carniere ammesso. È stato considerato idoneo un prelievo compreso tra il 1 ottobre e il 31 dicembre e FIdC ha proposto alcune metodologie di gestione che possono incrementare il carniere giornaliero consentito rispetto a quanto oggi indicato da ISPRA, in particolare per i cacciatori specialisti di allodole e nelle regioni che dimostrino risultati concreti nel sostenere il miglioramento delle condizioni della specie nel territorio.
Per quanto riguarda la starna e la coturnice è stato con forza sostenuto da parte della FIdC che è indispensabile attivare su tutto il territorio idoneo progetti di reintroduzione (anche nei siti Natura2000 e nelle aree protette con la starna italica) e di “gestione attiva” delle due specie, mantenendo alto l’interesse venatorio e cinofilo, in particolare per le popolazioni di coturnice presenti lungo l’appennino centro-meridionale ed in Sicilia.
In tal senso FIdC ha ricordato la positiva (e unica nel suo genere) esperienza condotta nell’Appennino marchigiano negli anni Cinquanta-Sessanta del Secolo scorso volta all’incremento numerico della coturnice appenninica, che si basava su una “catena” di 12 zone di ripopolamento e cattura distanziate non oltre la possibilità di interscambio degli individui tra le sub-popolazioni (prefigurando quindi la costituzione di una vera e propria metapopolazione), la sistemazione di stazioni di foraggiamento rifornite tutto l’anno e la cattura invernale di intere brigate mantenute per alcuni mesi in cattività a sessi segregati e quindi liberate in coppie costituite al momento in località idonee.
Per questi obiettivi occorrerà attivarsi nel corso del quinquennio con uno sforzo straordinario, per un recupero ragionato delle due specie soprattutto negli ambienti più vocati individuati da una specifica mappa d’idoneità del territorio della Penisola.
Anche in questo caso è prevista l’attivazione delle Regioni, che sottoscriveranno i Piani di gestione, e degli ATC, per progetti organici che partano dalle misure di miglioramento dell’habitat e dall’avvio di seri programmi di monitoraggio, al fine di ottenere informazioni circostanziate sull’entità delle residue popolazioni complessive, ma anche sulla distribuzione, la densità, il successo riproduttivo e il trend dei diversi nuclei riproduttivi in modo da poter così formulare piani
di recupero demografico per quelle popolazioni che versano in uno stato di conservazione sfavorevole.
È stato rimarcato da FIdC che una sospensione (o peggio la chiusura) della caccia alla starna e alla coturnice non servirebbe a nessuno, nemmeno al recupero delle due specie, dal momento che verrebbe meno l’interesse ad investire su di esse.
Federazione Italiana della Caccia - Ufficio Avifauna Migratoria e Ufficio Fauna Stanziale