In un recente incontro con l'assessorato alla caccia della Regione Lazio,
l’Arci Caccia ha portato in evidenza le preoccupazioni del mondo venatorio "per il carente adeguamento del quadro normativo e funzionale a seguito del noto passaggio di competenze dalle Province alla Regione stessa". "
Lo stesso disciplinare per la caccia al cinghiale, unico in tutto il Lazio, e apprezzato perché costruito con un faticoso sforzo di sintesi delle varie istanze territoriali - evidenzia l'associazione - , ha trovato qua e là divergenze applicative senza che le strutture regionali preposte svolgessero la doverosa funzione di controllo e di indirizzo".
L'Arci Caccia ha rinnovato la richiesta di un calendario venatorio omogeneo con le altre regioni dell'Italia centrale, e ha proposto una verifica presso il ministro dell’ambiente per la possibile chiusura al 31 gennaio della caccia ai tordi. Si è inoltre sollecitata ladefinizione del Piano faunistico Venatorio Regionale, atteso da anni e considerato indispensabile per un rilancio delle attività gestionali del territorio agro-silvo-pastorale e l’avvio di una riflessione sull’adeguatezza degli ATC, per come normati ed organizzati attualmente, in relazione sia alle carenze evidenziatisi sia ai nuovi compiti ad essi affidati .
L'Assessorato ha comunicato che prsto sarà convocato il comitato tecnico regionale in merito alla disciplina regionale di funzionamento di vari istituti faunistici (AFV, AATV e ZAC) e per gli interventi di contenimento, cosa che ha solo parzialmente confortato l'associazione, a fronte di mancate soluzioni legislative chiare che definiscano l’indispensabile cornice di qualsiasi atto gestione emanato dai vari uffici.